Cultura

Il drappo di Papa Alessandro VII a Provenzano: che nessuno lo tolga, pena la scomunica

“L’8 giugno del 1658, papa Alessandro VII Chigi, invia tramite Monsignor Bonci, suo Cameriere Segreto e Canonico della Basilica Vaticana un prezioso panno o coltre di broccato d’oro, intessuto coll’arme gentilizia dei Chigi, colle mostre di velluto chemisino, in cui si legge “Alexander VII P.M. Anno IIII”. Era, infatti il quarto anno di pontificato del papa senese e questo volle celebrarlo anche inviando a Siena, e nello specifico a Provenzano diversi preziosi doni. Oltre al paliotto descritto, prosegue nella sua narrazione Alessandro Bandini Piccolomini (1875), c’erano “un più ricchissimo paliotto per l’Altar maggiore (…) e due nobilissimi reliquiari in argento fatti a foggia di piramidi contenenti le reliquie di San Benigno vescovo e martire e di San Ircano Vescovo e confessore”.

L’importanza di tali doni sta nella bolla pontificia datata 29 maggio 1658 con la quale Alessandro VII proibiva l’estrazione dei detti doni dalla chiesa di Provenzano “per qualunque pretesto, sotto pena la scomunica”. Ancora oggi, sopra l’altare maggiore è esposto il prezioso drappo di velluto rosso, ricamato in oro, con le insegne di papali e le armi dei Chigi. Esso appartiene alla tipologia dei drappi papali che si calano tutt’oggi dalle finestre e dai balconi dove il Papa si affaccia, ma la sua eccezionalità sta nelle dimensioni (oltre due metri e mezzo) e nel prezioso ricamo centrale. E’ un tessuto araldico nel quale è raffigurato anche un tronco di rovere che divide a quarti il fondo dentro il quale sono raffigurati a scacchiera l’albero di rovere e i monti sormontati dalla stella simbolo. Oltre alla dimensione anche l’estrema finezza della tessitura e l’impiego di fili dorati diversi nella trama del disegno lo rendono unico nel suo genere.

Lo stemma dei della Rovere si è unito a quello dei Chigi per concessione di Giulio II ad Agostino Chigi, banchiere della Curia Pontificia, che agli inizi del ‘500 donò al papa la villa delle Volte. Per gratitudine il papa gli concesse di inquadrare, appunto, lo stemma con le sue armi. Solo alla fine del ‘600, inizi ‘700, un ramo romano dei Chigi si imparentò con gli Albani della Rovere ed i due cognomi si unirono. Papa Alessandro VII, nato Fabio Chigi, da considerarsi l’ultimo papa senese asceso al soglio pontificio aveva già donato, al momento dell’elezione alla Collegiata di Santa Maria in Provenzano il reliquiario contenente una parte del velo della Vergine Maria e il manto di San Giuseppe. Ai lati vi sono altri due drappi gemelli: a sinistra quello donato da Fabio de’ Vecchi vescovo di Montalcino (1683), a destra quello donato da Paolo Pecci, vescovo di Massa Marittima (1690). Ma questa è un’altra storia e merita di essere raccontata da sola.

Maura Martellucci

Roberto Cresti

Niccolò Bacarelli

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Niccolò Bacarelli

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