Si chiamava Alessandro Foligno, classe 1921, un ragazzo come tanti, studente dell’Istituto Bandini di Siena dal 1935. Non è facile immaginarsi un giovane adolescente di quel determinato periodo storico ma, sicuramente, le fragilità e le caratteristiche umane non evono essere state poi così diverse da quelle di un ragazzo di oggi. Eppure, Alessandro era diverso. Aveva due occhi, una bocca, un naso e due mani, ma per qualcuno era diverso.
Nel 1938, il rettore del Convitto nazionale Tolomei dove Alessandro era ospite, presentò regolarmente l’iscrizione del ragazzo al IV anno di ragioneria. Fra le “annotazioni diverse”, l’iscrizione alla comunità israelitica e l’appartenenza del padre (e non della madre) alla “razza ebraica”.
Ecco. Adesso, è necessario fare uno sforzo. Immaginarsi cosa vuole dire, per un ragazzo di quell’età, stringere tra le mani un foglio con due parole vergate di rosso: “Si Respinge”. E non per mancanza di qualità, per cattiva condotta, per scarse doti intellettive. Ma per la razza. La razza del padre, ma non della madre, la razza dell’uomo, ma non di tutti.
Assurdo, ma era il 1938. Le leggi razziali stavano infettando ogni angolo del Paese, l’odio si insinuava in ogni angolo, in ogni vicolo, lasciando in putrefazione quel briciolo di umanità che era rimasta. Ed era solo l’inizio.
Alessandro Foligno fu costretto a cambiare città e scuola, si iscrisse alla scuola israelitica di via Celimontana a Roma, il quale preside richiese la documentazione del ragazzo all’istituto Bandini. La spedizione di tutti i documenti venne effettuata il 21 settembre del 1939.
A Siena, di Alessandro Foligno rimase solo un fascicolo ingiallito, dimenticato in qualche cassetto dell’istituto. Sopra, una scritta sembrava cantare una condanna: Ebreo.
Da quel momento, il nome di Alessandro si spense nel nulla.
Fino ad ora.
80 anni dopo, la stessa scuola, gli stessi adolescenti. Un progetto, la voglia di ricordare, una telefonata. E così, Alessandro Foligno torna al Bandini, portato nel ricordo dei suoi figli che sono stati trovati dai ragazzi della V Turistico. Sono riusciti a ricostruire l’intera vita di Alessandro: diplomato in ragioneria alla scuola israelitica, trovò inizialmente lavoro come boscaiolo e muratore. Per sfuggire alle deportazioni iniziate a Roma nel ’43, fuggì e visse nascosto nelle campagne di Velletri, per poi venire ospitato in un appartamento a Trastevere fino all’arrivo degli alleati il 4 giugno del 1944. Durante i festeggiamenti per la liberazione, conobbe quella che poi diventò sua moglie e da cui ebbe quatto figli.
Alessandro si è spento nel 1971 per un tumore ai bronchi.
Adesso, nella scuola senese, brilla una targa a lui dedicata.
Sì, Alessandro è tornato a scuola.
Arianna Falchi
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