Maddalena, una donna misteriosa e a lungo travisata, una figura avvolta nel mistero che è collegata a eventi fondamentali riguardanti il racconto della vita e della morte di Gesù di Nazareth: la morte in croce, la sepoltura, la scomparsa del corpo, l’annunciata resurrezione. E l’Assunzione di Santa Maria Maddalena, conservata nel Museo della Pala del Pollaiolo a Staggia e conosciuta da pochissimi, è tra i pezzi forti della mostra che si aprirà domani a Forlì e che verrà così esposta al grande pubblico, apprezzata per quello che è: una delle opere maggiori del grande pittore rinascimentale Antonio del Pollaiolo.
La Maddalena è la prima a vedere la tomba vuota dove Gesù è stato deposto; l’unica a vedere due angeli; la prima a vedere il Signore risorto e a parlare con lui, forse a toccarlo. È lei dunque la prima testimonianza di un fatto inaudito. La sua figura è costantemente presente, ovunque, in lei si sono ricondotte e confuse nei secoli infinite altre figure femminili, simbolo di peccato e di pentimento, di fedeltà e di sofferenza, di ossessione e di amore, di fecondità e di sapienza, di carnalità e di santità, creando una trama narrativa che, soprattutto attraverso l’arte, ne ha fatto l’“oscuro oggetto del desiderio” della nostra storia. E come in un gioco di sovraimpressioni, di figure interscambiabili, il moltiplicarsi dei significati lungo i secoli rende complessa la ricostruzione della formidabile galleria di immagini che l’hanno rappresentata e resa una figura mitica. E ancor più difficile è per noi oggi il ritrovamento della sua autentica identità.
Chi era davvero la Maddalena? A lei l’arte, la letteratura, il cinema hanno dedicato le parole di opere. L’arte soprattutto, ponendola al centro della produzione e dando vita a capolavori che segnano, lungo la trama del tempo, l’arte stessa ei suoi propri sviluppi.
Dodici sezioni che raccontano il confronto con l’estetica del dolore nell’arte antica, la formazione dei modelli iconografici nel Medioevo, la svolta antropologica da Giotto al tardogotico, fino al Novecento, che ha ridato alla figura della Maddalena, oltre e attraverso i miti tragici che ha generato e nei quali ha funestamente creduto, il senso del mistero del vivere umano.
Ideata e realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmio di Forlì – che anche stavolta ha attinto ad opere senesi come già fu per Dante lo scorso anno – in collaborazione con il Comune di Forlì e i Musei San Domenico, la mostra è curata da Cristina Acidini, Fernando Mazzocca e Paola Refice. Il comitato scientifico è presieduto da Antonio Paolucci. Direttore generale è Gianfranco Brunelli. Il percorso espositivo, curato nel suo allestimento dagli studi Wilmotte et Associés di Parigi e Lucchi & Biserni di Forlì, si articolerà all’interno della Chiesa di San Giacomo e delle grandi sale che costituirono la biblioteca del Convento di San Domenico.
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