Racconigi, 27-12-1916
“Gentilissimo Sig. Pievano,
Ricevetti con molto piacere la sua lettera a Cavallermaggiore dove ero col mio plotone a picchetto armato. Ci sono stato una settimana e ho montato complessivamente 64 ore di sentinella ai ponti ferroviari della Macra, affluente del Po. Le precauzioni erano volute dallo stato in cui si trovava la nazione per la nota della pace. Si temevano degli scioperi e credo che in qualche parte siano avvenuti. Abbiamo preso quasi sempre neve e freddo, ma grazie a Dio, di salute sto sempre bene. Tornato da Cavallermaggiore abbiamo costruito trincee e ci siamo un po’ impratichiti nel lancio delle bombe a mano lanciando (…) e bombe vuote. Più qua tutti dovremo lanciare una bomba carica. Per il 1° gennaio presteremo giuramento alla presenza del maggior Generale e dopo verremo vestiti in grigio verde. Oggi abbiamo provato lo sfilamento in parata tutto il battaglione. I tiri credo siano già terminati, l’ultima volta tirammo da 200 metri. Come anderà? Nessuno di noi lo sa, ma tutti siamo convinti che toccherà un po’ di fronte anche a noi. Speriamo bene. In ogni modo continui a pregare affinché si affretti la pace e rassicuri i miei genitori che non c’è nulla di nuovo per ora. La Vigilia di Natale e per Natale non avemmo tutta la libera uscita e facemmo un po’ d’istruzioni perché erano scappati a casa alcuni torinesi. Speriamo un altro anno di passarlo a casa nostra. I Giovani Esploratori cosa fanno? Ho letto nel Popolo del Natale ai figli dei non chiamati fatto dagli Esploratori. Bravi. Peccato che con la chiamata del ’98 Le vadano via i migliori! Speriamo che ciò avvenga più tardi possibile. Termino, ringraziandola dell’invio del Popolo che leggo molto volentieri, e augurandole un buon capo d’anno a Lei, Sua Signorina Cugina, Sig. Armando e Giovani Esploratori.
Con affetto”
Giuseppe Gabbrielli
Per Giuseppe la vigilia di Natale del 1916 è una vigilia di guerra. Sì, perché il giovane senese, di stanza nel piemontese, si sta addestrando a combattere. Esercitazioni di tiro con il fucile, parate, lanci di bombe. Tutto per lui è un presagio di battaglia. Sa, come lo sanno i suoi commilitoni, che prima o poi gli toccherà di andare al fronte. Chiede a Don Nazzareno Orlandi, l’animatore e fondatore del Ricreatorio Pio II del Costone, di pregare affinché venga la pace, prima che scocchi la sua ora, prima che tocchi anche a lui di andare nel fango di una trincea o al freddo di un monte. Giuseppe è preoccupato del destino dei Giovani Esploratori, come l’Ottorino Vannucchi di cui abbiamo parlato la settimana scorsa. Quei ragazzi che Don Nazzareno aveva organizzato come un esercito sì, ma della solidarietà. Il senso di appartenenza alla comunità costoniana del giovane soldato è rafforzato dall’invio che gli fa l’Orlandi della rivista Il Popolo di Siena, settimanale cattolico fondato dallo stesso sacerdote.
Lo stesso sentimento per la parrocchia lo doveva avere anche Francesco Bernini, di cui presentiamo qui sotto una cartolina del 23 dicembre 1917. Non sappiamo dove sia dislocato il Bernini al momento della scrittura della lettera, lo possiamo intuire dalla sua appartenenza alla Brigata Modena. Questa a dicembre del ’17 è stanziata nelle trincee di Monte Asolone, in Veneto, alle dipendenze della 50a divisione: qui è impegnata in cruenti scontri col nemico che assale le sue linee di difesa, ma la forza soverchiante avversaria la costringe a ripiegare da quota 1476, che cade così nelle mani degli austriaci. Il risultato di questi tre giorni di scontri è per la “Modena” una carneficina: 2613 i caduti, di cui 76 ufficiali. Il 21 dicembre i superstiti sono sostituiti in linea: essi raggiungono Romano Alto, nei pressi di Bassano, per un periodo di riposo e di riordinamento.
23-12-1917
“Carissimo Don Nazzareno,
Questo mio lunghissimo silenzio è quasi imperdonabile, lo riconosco, ma voglia scusare questa mia trascuratezza che spesso e volentieri è dovuta a forze maggiori. Sto benissimo per quanto, specie in questi ultimi giorni abbia passato dei momenti terribili. E lei come sta? Che cosa fa di bello? Si ricordi che se per caso mi sarà dato venire in licenza invernale dobbiamo passare insieme qualche giorno a Monticiano . La Signorina Marietta come sta? Le porga i miei saluti e auguri. A lei oltre gli auguri fervidissimi invio saluti pieni di sincero affetto”.
Francesco Bernini
Emilio Mariotti
Un grande ringraziamento a Roberto Rosa e all’Archivio Storico del Costone – collezione lettere e cartoline di Monsignor Nazareno Orlandi – perché è questa collaborazione che ci ha reso possibile il racconto.