Cultura

Il Palazzo del Rettore del Santa Maria della Scala

Conseguentemente ai mutamenti politici di Siena, il ruolo di responsabile e guida dell’ospedale cittadino diviene particolarmente appetibile: viene ampliato il Santa Maria della Scala e costruito il Palazzo del Rettore.

Nell’ultimo quarto del Duecento l’ospedale di Santa Maria della Scala cresce ancora. E come era successo alla fine del secolo precedente, anche stavolta il consistente ampliamento delle sue strutture è dovuto sia all’evoluzione e al perfezionamento degli assetti istituzionali, sia all’incremento delle funzioni e dei servizi erogati dall’ente.
Tra i nuovi edifici che vengono costruiti in questo periodo spicca senz’altro il palazzo che ospiterà il Rettore dell’istituto, un luogo che prima della fine del XIII secolo non era previsto specificatamente all’interno del complesso ospedaliero.
Una scelta ben precisa e conseguente ai mutamenti politici registrati a Siena tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo, quando le riforme antimagnatizie che escludono i membri dei casati dalle cariche di governo, fanno sì che questi ultimi siano candidabili per incarichi dirigenziali di altra natura, e ben disposti ad accettarli. E ovviamente il ruolo di responsabile e guida del maggiore ospedale cittadino diviene particolarmente appetibile, trovandosi ad amministrare un notevole intreccio di affari, politica e servizi resi dall’ente assistenziale, ma soprattutto il suo già ingente patrimonio.
Non può, dunque, destare meraviglia l’elezione a Rettore di Ristoro di Giunta Menghi nel 1295, essendo egli uno dei soci della “Magna Tavola” dei Bonsignori insieme al fratello, e in diretto contatto con i più eminenti personaggi della curia senese, né tanto meno, che l’oblato Bernardino di Alamanno Piccolomini, mercante ed esponente di uno dei casati più ricchi tra quelli esclusi dal governo della città, diventi il suo più stretto collaboratore.
Nell’ultimo scorcio del XIII secolo, insomma, la carica di Rettore del Santa Maria assume contorni sempre più marcatamente aristocratici, mentre prima si eleggevano soprattutto membri della più antica milizia senese, e più decisivo risulta questo ufficio nel quadro della politica cittadina, tanto da giustificare la costruzione di un vero e proprio palazzo annesso all’ospedale che funge da sua residenza.


Questo viene iniziato negli anni Ottanta del secolo, ma in realtà il progetto era stato concepito già nel decennio precedente. Tra il 1270 e il 1280, infatti, il portico antistante alla cappella era stato tamponato, così come lo vediamo oggi, si era spostato, di conseguenza, l’ingresso archiacuto dell’ospedale nella parete in calcare (successivamente chiuso ma ancora visibile tra le due attuali porte su piazza del Duomo), e si era provveduto a rialzare il porticato e la cappella con una operazione costruttiva omogenea, che comprendeva anche le tre bifore a sinistra del primo piano di quello che sarà, pochi anni dopo, il Palazzo del Rettore.
Ubicato verso l’imbocco di via dei Fusari, sulla destra dell’ormai ex portico e del suddetto rialzamento, l’edificio è un esempio lampante di architettura civile, “magnatizia”, di fine Duecento. In lunghezza occupa lo spazio di sei arcate a piano terreno e di sei bifore al primo piano. La sua datazione esatta è confermata da un’epigrafe nella quale si esplicita che fu completato nel 1290 a spese dell’ospedale medesimo e per volontà di Orlando di Guglielmo da Chiusure, Rettore del Santa Maria della Scala dal 1286 al 1294.
Posta al di sopra di un’arcata del pianoterra e di uno stemma raffigurante la Balzana, l’iscrizione, costituita da una tabella rettangolare di marmo in buono stato di conservazione, è senz’altro successiva alla muratura nella quale è inserita, poiché tutti i mattoni situati a contatto con i lati verticali della cornice sono tagliati.

È però molto probabile che sia stata collocata subito dopo la realizzazione di tale muratura e quindi faccia parte della medesima attività costruttiva, segnalando la probabile conclusione dei lavori di costruzione del Palazzo del Rettore.
L’edificio, nonostante l’evidente omogeneità stilistica che lo caratterizza, sarà più volte ampliato e alzato nel corso dei secoli, fino agli ultimi interventi operati nella prima metà del Settecento.

Maura Martellucci
Roberto Cresti

Arianna Falchi

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Arianna Falchi

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