Presentato questa mattina nell’aula magna dell’Università degli studi di Siena il volume Investigare 4.0 che punta l’attenzione su quella che è l’attività investigativa delle forze di polizia. Vari gli autori dei testi che fanno parte di questo interessante e ampio volume, che è curato dal prefetto Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia e direttore centrale della Polizia criminale. “Cerchiamo di offrire uno spaccato di quello che è lo stato dell’arte delle scienze volte alla ricerca delle tracce e all’identificazione del colpevole – sono le parole di Rizzi . – Si tratta di un testo redatto a più mani, scritto da ventisette autori, per la maggior parte operatori delle forze di polizia e anche giornalisti e psicologi. La criminologia è una scienza che richiede un approccio integrato da più discipline”.
“Abbiamo il piacere e l’onore di avere con noi il vicecapo della Polizia che è una presenza importantissima – è il commento del questore di Siena, Pietro Milone. – È un grande stimolo per la nostra Questura perché un esempio di investigatore come lui è utile per far vedere come si approccia l’investigazione. Il volume che ci viene presentato ci fa capire i vari aspetti della disciplina della criminalistica, che unisce tanti saperi e li mette a disposizione dell’investigatore affinché si possano avere dei risultati. Negli anni abbiamo visto tanti errori che sono stati commessi quando si approccia sulla scena del crimine. L’investigatore oggi deve possedere tante conoscenze, che vanno messe in campo per ottenere dei risultati. Quello dell’investigazione è come un culto. Noi abbiamo una serie di step da seguire, è chiaro che se si parte male si rischia di inficiare tutto il lavoro investigativo. Si dice sempre che tanti indizi formino una prova, ma la prova in dibattimento è difficile formarla se gli indizi vengono bruciati. Ci sono tecniche e saperi che vanno messi in campo, altrimenti si rischia di incappare in un flop”.
L’Università degli studi ha ospitato la presentazione del testo. “Ci sono tante affinità con ciò che facciamo in università – ha dichiarato il rettore dell’ateneo senese, Roberto Di Pietra. – Investigare è come fare ricerca, è un’attività che mira a cercare il responsabile di un reato e deve avvalersi di conoscenze e strumentazioni tecnologiche per valutare e validare tesi e ipotesi”.