Il Santa Maria della Scala e l’istruzione dei gittatelli

Tutti a scuola. L’importanza dell’istruzione dei gittatelli per il Santa Maria della Scala che forniva ai bambini abbandonati anche libri e prestiti.

La scuola e l’istruzione degli esposti rivestono un ruolo di primo piano all’interno del Santa Maria della Scala.
Ogni bambino abbandonato di cui era responsabile l’ospedale senese, dagli otto anni di età, era tenuto almeno a imparare a leggere e a scrivere. All’interno del Santa Maria, infatti, il “maestro di scuola” è da sempre una presenza costante, anzi il suo ruolo sembra acquisire rilievo e importanza con il tempo tanto che, dal 1474, risulta eletto direttamente dal Capitolo e dal rettore.
I maestri sono spesso “professionisti” esterni, anche provenienti da lontano (nel XV secolo maestro Bartolomeo viene da Verona e Giovanni da Arezzo) assunti e stipendiati proprio per svolgere questa importante funzione che preparerà (dando loro anche qualche opportunità in più rispetto ad altri) i gittatelli alla vita e al lavoro.

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Le lezioni si svolgono, con tutta probabilità, in locali diversi di volta in volta, forse in base agli spazi disponibili, e non di rado deve essere utilizzato anche il reparto femminile come sembra farci intuire l’affresco di Domenico di Bartolo dedicato all’Accoglimento, educazione, crescita e nozze dei trovatelli, che dagli anni Quaranta del XV secolo adorna le sale del Pellegrinaio dell’ospedale senese.
Se pensiamo alla consuetudine presente nelle scuole del tempo, pubbliche ed ecclesiastiche, che prevede il versamento di somme di denaro da parte degli alunni per integrare il compenso ricevuto dal maestro, le riflessioni che possono scaturire per l’ente ospedaliero sono varie. Impartire un’istruzione agli esposti comporta, per l’ospedale, un peso economico, che va dallo stipendio per gli insegnanti fino all’acquisto del materiale scolastico necessario ed è logico, perciò, che tale investimento di denaro non sia considerato a fondo perduto ma finalizzato a un futuro tornaconto.

Per il Santa Maria investire sull’istruzione dei gittatelli significa sia formare personale in grado di rispondere alle proprie esigenze interne (nel 1495 Filippo “allevato di casa” sarà eletto lui stesso maestro di scuola), sia immettere sul mercato del lavoro ragazzi che possono essere impiegati non solo come garzoni nelle botteghe, ma anche in compiti di maggiore responsabilità e quindi meglio retribuiti. Alla luce di tali considerazioni non è del tutto arbitrario ipotizzare che l’ente solleciti gli esposti a contribuire economicamente alle spese, registrando a loro nome parte dei pagamenti corrisposti ai maestri.

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E’ questa la ragione per cui i gittatelli in età scolare vengono annotati tra i debitori dell’ospedale e tale debito verrà saldato nel tempo eseguendo servizi per l’ospedale oppure, in alternativa, restituito dopo aver intrapreso un’attività lavorativa. Del resto, quando si trova di fronte ad un ragazzo di provata capacità intellettiva, l’ospedale si adopera per offrire allo studente la possibilità economica di mantenersi anche agli studi universitari.

Il 4 novembre 1456 il Santa Maria della Scala accetta la petizione inoltrata da Agostino di Vangelofigluolo dessa chasa” il quale, essendo “buono gramaticho e assai buono rethorico”, esprime il desiderio “di volere studiare in Iure Canonico” ma, prosegue il testo, “la qual cosa non poterrebbe conseguire perché da lui non ha né libri né denari e senza e libri non si può imparare”. Per questo motivo Agostino si rivolge al Capitolo dei frati che delibera di concedergli “per li tempi saranno in termine di IIII anni (…) ogni anno fiorini XXV” e tali denari dovranno essere spesi per “comprare libri di decta facultà”. Il ragazzo, così, contrae un debito verso l’istituto da restituire entro sei anni, con la condizione che “morendo lui in questo mezo e decti libri sieno de la chasa”.

Nella documentazione le notizie relative ai pagamenti effettuati per l’acquisto dei libri e dei quaderni usati nella scuola restano l’unico strumento a nostra disposizione per comprendere il modo attraverso il quale si articola l’insegnamento. Sembra che tra la fine del ‘400 e i primi decenni del ‘500 i maestri usino il “Donato”, un testo di grammatica latina, come supporto per trasmettere nozioni elementari di scrittura, mentre vengono comperati testi di autori classici come Marziale, Seneca, Terenzio, Plinio e Svetonio sui quali gli esposti imparano a leggere. Sicuramente ai ragazzi viene impartita un’istruzione di base che oltre alla lettura e alla scrittura comprenda anche il saper far di conto.
Nel dipinto di Domenico di Bartolo citato in precedenza scorgiamo, tra gli alunni intenti a seguire le lezioni, anche una ragazza, riconoscibile sia dall’acconciatura dei capelli sia dal classico abito a cannoni, peraltro uguale a quello dell’esposta raffigurata durante le nozze. La fanciulla tiene in mano un libro e viene seguita direttamente dall’insegnante mentre legge. E’ probabile, in effetti, che anche alcune bambine ricevano una preparazione scolastica elementare, dal momento che diverse gittatelle ricoprono incarichi di rilevo all’interno del reparto femminile.

Ancora una volta l’ospedale guarda anche al proprio interesse dando alle donne un’istruzione affinché la gestione dei settori di loro competenza avvenga nel modo migliore possibile. L’esperienza vissuta da “monna Andrea allevata de lo spedale”, eletta castalda dal 1481 al 1495, è esemplare in tal senso perché dirigere la castalderia comporta una grande responsabilità dal punto di vista economico in quanto spetta a lei insegnare a tessere e a cucire alle esposte, procurare il materiale necessario per il lavoro di tessitura e sovrintendere alla produzione del reparto compresi gli acquisti di materie prime. Meglio, allora, che sapesse far bene i conti, no?

Maura Martellucci
Roberto Cresti