Io sono straordinario.
So’ straordinario solo pe’l fatto d’esiste.
So’ straordinario, perché ‘un c’è niente al mondo che mi somigli. ‘Un ci so’ voci più forti di quelle che accendo io. ‘Un c’è lacrima più salata di quella che piangi quando mi perdi.
Io so’ straordinario quando ti svegli senza ave’ dormito. So’ straordinario pe’l battito di cuore che salta e per il labbro che trema, sotto al sole che brucia, sbattuto dal vento che t’aiuta a respirare.
Io so’ straordinario la mattina all’otto. Pe’ fa’ colazione co’ l’occhi pesti, col rumore del giornale che dice sempre le stesse ‘ose, tutti l’anni! E so’ straordinario quanto a te, col muso pigiato nell’inchiostro, ti sembran sempre grandi novità.
So’ straordinario pel’ fazzoletto sulle spalle che tieni scome fosse il tu’ figliolo. Anche se, forse, è lui che t’abbraccia come un babbo. So’ grande, immenso, straordinario nel pianto de’ cittini quando gli bagnano il capo con l’acqua della fontanina e lì sì che so’ davvero straordinario. Quando appartieni, quando ti mischi, quando ti fondi con le lastre del tu’ rione. Che ti pigli il lezzo, che tu salti come un matto, che tu sia Capitano o che tu viva fòri le mura. Appartieni. E io so’ straordinario nella tua appartenenza.
Io so’ straordinario ne’ tu’ denti stretti, alle sette, quando cala il silenzio su’ merli di palazzo e sulle bocche straniere. A te ‘un te lo dico nemmeno, ché t’ho bell’e visto lì, nell’angolo, che preghi e imprechi perché sei nato qui, che mi maledici pel’ mal di stomaco e tutto l’ patimento.
E un bercio, un boato, un minuto che un’ fa’ vive’.
E allora lo sai anche te.
Che io so’ l’ Palio.
E so’ Straordinario.
(Arianna Falchi)
(foto: Gabriele Donati)