È stata la foto che ha commosso il mondo. Un padre che alza il figlio, entrambi sorridenti nonostante il dramma della guerra siriana che ha portato via gambe e arti.
Questo racconta “Hardship of Life”, scatto che ha fatto il giro del mondo e che racconta la brutalità del conflitto in Medio Oriente. Oggi però è arrivata la buona notizia: la famiglia arriverà domani sera in Italia per iniziare una nuova vita a Siena ed essere curati al Centro protesi Vigorso di Budrio, in provincia di Bologna.
La conferma arriva dal Siena International Photo Awards, che ha premiato lo scatto del fotografo turco Mehmet Aslan. Anzi, proprio il festival ha lanciato una raccolta fondi per aiutarle, non solo padre e figlio, ma anche altre vittime innocenti della guerra in Siria.
L’intera famiglia di Munzir e Mustafa (composta da padre, madre e tre bambini) “verrà accolta in un appartamento messo a disposizione dalla Caritas dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino”.
“La famiglia — rendono noto dall’Arcidiocesi – dovrà seguire la quarantena prevista”. La Caritas si muoverà inoltre per “creare una rete di supporto e relazioni con il territorio per favorire il processo di integrazione della famiglia El Nezzel – spiegano ancora dall’ufficio comunicazioni sociali – ed attivare un accompagnamento e l’insegnamento della lingua italiana, tramite una cooperativa accreditata, qualificata e con esperienze nel settore”.
“Munzir e Mustafa, padre e figlio, stanno arrivando a Siena.Dalla città toscana con questo scatto era partita la grande manifestazione di solidarietà internazionale, in Italia riceveranno ora cure e assistenza, benvenuti!”, così sui social Eugenio Giani, presidente della Regione.
Accogliere a Siena l’intera famiglia di Munzir e Mustafa “è una lezione di fraternità e solidarietà”. Parole di Don Vittorio Giglio, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino. “Come Chiesa ci siamo messi subito a disposizione con gli organizzatori del Siena International Photo Awards ed anche questo è un messaggio bello: ci sono state una collaborazione ed un’interazione a più livelli tra diverse realtà. Tutto questo è stato qualcosa di edificante”, prosegue. “Hardship of Life” è stato “uno scatto che ha cambiato delle vite – prosegue Giglio-. Un’immagine magari non risolve le molte criticità che ci sono al mondo ma questa ha comunque risolto la vita di questa famiglia”.
Ancora Giglio: “Come Diocesi siamo contenti di ospitare queste persone e di mettere a disposizione un’abitazione della Caritas per loro”.