Dopo 25 anni dall’ultimo restauro, verrà fatta la manutenzione della Maestà di Simone Martini: un’occasione anche per studiarla
A 25 anni dall’ultimo restauro, la Maestà di Simone Martini torna al centro dell’attenzione degli studiosi con una nuova campagna di ricerche. L’occasione è data dalla scelta dell’Amministrazione Comunale di effettuare un importante intervento di manutenzione conservativa sul grande e prezioso affresco (970×763 cm) che occupa tutta la parete nord della Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena, una delle opere più importanti dell’arte trecentesca italiana.
In accordo con la Soprintendenza “Belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo” e con l’Università degli Studi di Siena, nella prossima settimana inizieranno i lavori per togliere la polvere che si è accumulata sulla grande opera negli ultimi 25 anni e per verificare lo stato di conservazione generale.
«E’ un dovere morale intervenire sulla Maestà di Simone Martini per rimuovere la polvere accumulata in tutti questi anni. Insieme alla Soprintendenza e all’Università accompagneremo l’opera di manutenzione conservativa con una vera e propria campagna di ricerche» fa sapere il sindaco di Siena Bruno Valentini.
«E’ un’occasione importante. Abbiamo a disposizione tecnologie che venticinque anni fa non c’erano – spiega Alessandro Bagnoli, storico dell’arte, funzionario e coordinatore del settore artistico della Soprintendenza che seguirà le operazioni sulla Maestà – per analizzare malte e pigmenti ed acquisire nuovi dati scientifici. Si tratta di un’opera complessa per la quale Simone Martini ha impiegato molti anni, con un periodo di interruzione e con una revisione apportata nel 1321, quando il grande artista aggiunge parti nuove per i cambiamenti a livello iconografico richiesti dal Comune».
La sapiente mano che avrà il compito di intervenire sulla Maestà è quella dell’esperto restauratore Massimo Gavazzi che ha già lavorato sull’opera, in occasione del precedente restauro con il padre Giuseppe, e sugli affreschi di Ambrogio Lorenzetti. «Verranno asportate le polveri con dei pennelli morbidi ed un delicato sistema di aspirazione e poi passeremo – spiega il restauratore – ad una revisione tecnica visiva di tutta la superficie. Abbiamo la grande opportunità di approfondire la nostra conoscenza su questa grande opera caratterizzata da una inconsueta varietà materica. Simone Martini ha utilizzato tecniche pittoriche ancora da approfondire nei dettagli. Penso all’uso di lamine metalliche e punzoni. La Maestà, al di là del suo meraviglioso impatto visivo, è davvero un’opera rara e complessa».
Nel lavoro di ricerca e nella manutenzione conservativa sono i coinvolti i dipartimenti di “Scienze storiche e Culturali” e di “Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente” dell’Università degli Studi di Siena.
Per effettuare lavori e ricerche è stato montato un ponteggio che consentirà a tecnici e studiosi di portare avanti le proprie attività.