La rivalità ci scorre nelle vene, ce la insegnano da piccini ed è un po’ il filo conduttore che si intreccia nella narrazione della storia di Siena e delle sue vicende. Colle Malamerenda è un dolce incurvarsi di terra in cui ci si imbatte percorrendo la Cassia, una perfetta immagine di campagna senese che attira lo sguardo dei passanti in ogni stagione dell’anno. L’origine del suo nome sembra voler aggiungere altro fascino al luogo, snodandosi tra un misto di storia e leggenda.
Agli inizi del ‘300, Siena faceva da scenario alla faida tra due potenti famiglie, Salimbeni e Tolomei, che si contendevano l’egemonia sul commercio cittadino già da un secolo, ognuna fedele alla propria fazione e ben determinata a voler prevaricare sull’altra. Furono anni di screzi, sangue e finte tregue sancite da matrimoni combinati, situazioni che finirono per stremare anche gli abitanti della città, spesso coinvolti nelle diatribe tra le due famiglie che architettavano sotterfugi sempre più fantasiosi per danneggiarsi a vicenda.
Detto questo, perché non organizzare una piacevole merenda proprio su quel colle verdeggiante? Furono i Salimbeni a sotterrare l’ascia di guerra, invitando 18 membri dei Tolomei a prender parte al banchetto offerto da altri 18 di loro, un vero e proprio tripudio di gusto, una tavola finemente apparecchiata e imbandita con ogni pietanza più ricercata, lasciando come piatto forte dei piccoli quanto sfiziosi 18 tordi, tanto rari da trovare durante quella stagione.
Quindi, il dilemma si creò nel momento in cui quei favolosi tordi ebbero da esser serviti, perché se 18 erano i pennuti, 18 i Tolomei e altri 18 i Salimbeni, s’avean 18 volatili per 36 bocche affamate. “A ognuno il suo!” E’ il grido che si levò da uno dei Salimbeni.
Tornando a quella famosa rivalità che anima la vita senese, c’è da specificare che la cosa si è evoluta nel tempo, per fortuna, ci siamo fatti più vispi e meno inclini all’arrogarsi vittorie a tutti i costi, meno “tordi”, per restare in tema. Questo va sottolineato, perché fu proprio il volersi accaparrare il tordo maledetto che costò la vita a ben 18 Tolomei. Ognuno seduto al fianco di un Salimbeni, si protesero verso la portata di augelli per conquistare il succulento arrosto, ma questo costò loro il caro prezzo della vita: infatti, mentre i Tolomei già pregustavano il sapore della carne, i Salimbeni sguainarono i pugnali e infierirono ognuno sul commensale al proprio fianco, macchiando così la merenda con il sangue della famiglia rivale. Da qui, sembra, il colle prende il nome di Malameranda, in memoria di quell’episodio.
La leggenda si perde nel dubbio nel momento in cui si hanno documenti che riportano il nome della zona già nel secolo precedente, in più, si dice che i corpi dei 18 Tolomei siano sepolti sotto a dei gradini nel chiostro di San Francesco a Siena e, nonostante i 18 stemmi incisi nelle scale, sembra improbabile che i membri di una famiglia così importante siano finiti in un sottoscala…
Sarebbe stata una fine da tordi!
Arianna Falchi