Era il 1260. Oggi, 4 settembre ma di 755 anni fa, andava in scena una delle battaglie più cruente dell’epoca, resa famosa dalla letteratura oltre che dalla memoria senese: la battaglia di Montaperti. La vittoria senese scosse tutta la vecchia Europa e fu l’inizio del ruolo predominante della Repubblica di Siena sull’intero scenario politico ed economico di quel periodo storico. Abbiamo scelto, in questo giorno, uno degli oggetti che sono simbolo per eccellenza di quella battaglia, la martinella. Quella piccola campana che suona dall’alto del Carroccio chiudendo il Corteo Storico, il giorno del Palio.
Fabio, senese e contradaiolo del Leocorno, ci ha raccontato la bellissima leggenda della Martinella che si trovava in uno dei tanti carrocci fiorentini che presero parte alla Battaglia di Montaperti svoltasi il 4 settembre del 1260.
Inizia parlando di una treccola o, come dir si voglia, contadina (parola che deriva da “treccolone” ovvero cenciaiolo, cioè quella persona che, un tempo, si recava nelle campagne per raccogliere cose, vestiti, armature e tanto altro ancora di vecchio e che la gente buttava via e poi lui rivendeva) che era al seguito delle truppe senesi per andare a sconfiggere i nemici fiorentini. Finita la battaglia, la donna, si recò nel campo di guerra per cercare di recuperare quello che poteva, come era uso fare quando succedevano questi fatti bellici. Uno dei tanti oggetti che la treccola trovò in terra fu una Martinella di un carroccio fiorentino e la caricò sul suo asino e la portò via con sé. A questo asino, oltre alla campanina, si aggiunsero venti soldati delle truppe fiorentine che, pur di non essere catturati ed uccisi dai senesi e rischiare la vita, preferirono passare per servi e legarsi dietro all’asino della donna ed entrare in città.
La treccola, dopo questa battaglia così cruenta – che finì con la vittoria di Siena – si ritrovò, oltre a questi poveri superstiti, anche la Martinella che donò alla Compagnia di San Giovanni in Pantaneto ed è proprio per questo motivo che essa si trova tutt’oggi esposta nel museo della Contrada del Leocorno.
Emilia Spinelli