La notte in cui crollò la torre – nono capitolo

La notte in cui crollò la Torre, una fiction attraverso la quale si raccontano le mutazioni a cui il sociale in genere, e quello che si occupa di psichiatria in particolare, sta andando incontro in questo periodo di crisi. Il tentativo dell’autore è quello di dare un piccolo spaccato di come si sia sviluppata ai giorni nostri quella parte di assistenza psichiatrica che si interessa di reinserimento lavorativo e che si è sviluppata soprattutto attraverso la cooperazione sociale. Questo movimento, molto presente anche a Siena, e che ha alle spalle diversi decenni di storia, sta vivendo adesso un momento critico e rischia attualmente di subire mutazioni importanti se non addirittura di finire. È naturalmente una storia inventata, almeno nei personaggi e nei fatti raccontati ma molto verosimile. È invece ambientata in luoghi conosciuti e familiari per molti di noi: la valle di Porta Giustizia. E una storia che cerca anche di mescolare le vicende di fantasia con la crisi generale di questi anni e con la crisi di Siena in particolare, raccontata in un modo metaforico e surreale.

CAPITOLO 9 – La seconda riunione

 

È di nuovo mercoledì e questa volta la discussione comincia subito con il furto.
Facce scure, tranne Fabio che arriva salutando festosamente come sempre, ma lui non sa ancora nulla. Tutti gli altri invece sono crucciati da quel mistero che non si riesce ancora a risolvere. Così si comincia intanto con l’aggiornare sommariamente Fabio dell’accaduto e poi Alfredo, Mimma e Paolo riferiscono sui colloqui fatti secondo le indicazioni che si erano dati la settimana scorsa.

 


Comincia Mimma – la mia impressione è che Giovanni sia il più indiziato, alle domande ha risposto con strafottenza, come se qualcosa gli pesasse dentro. Gli altri due mi sono sembrati più veri nel negare tutto.
Paolo – si concordo e poi Giovanni è forse più abituato a questi giochi con i soldi. Però la cosa strana è che nessuno per ora è andato a riscuotere l’assegno. Io ho denunciato il furto, come mi ha detto di fare il direttore. Così se qualcuno si presenta lui ha modo di avvertirci e di bloccare la cosa. A questo punto credo che sia difficile che qualcuno si goda quei soldi…
– Sì, si – Carmen – bella soddisfazione!! sai come si dice dalle mie parti tra averli e non averli quei soldi ballano oltre quattromila euro. E al nostro bilancio finiranno per mancare, vedrai se sbaglio, proprio quelli…
– Calma, ragazzi – Fabio che è il più anziano e inoltre il meno inquinato da una settimana di lambiccamenti mentali – ripetete meglio come sono andate le cose. Qualcuno è sempre stato presente qui, non è possibile che uno vi abbia fregato in questo modo. Mi dite sempre che i nostri sono un po’ lenti, qui, se è avvenuto un furto, è stato un furto con estrema destrezza e velocità. Questo Giovanni pensate che ne abbia le capacità?
– Non ne sono sicuro – ribatte Alfredo – anche se non ci dobbiamo mai meravigliare di niente. Sta proprio qui il punto a mio avviso. Concordo con gli altri che la reazione più sospetta alle nostre domande, l’ha avuta lui, ma continuo a sentire una sproporzione tra l’abilità del gesto e com’è fatto lui.
– E allora che facciamo? – Mimma –
– Credo che non possiamo che aspettare – Paolo – è anche possibile che non succeda nulla, chi ci dice che l’autore, a chiunque si pensi, non sia spaventato di quello che ha fatto e adesso non sappia come cavarne le gambe?
– A proposito – Alfredo – io ho visto Simone molto angosciato dalle nostre domande. Non penso che questo voglia dire nulla riguardo al furto, ma non vorrei che si “sfasciasse” ancora di più.
– Il più tranquillo è stato Mamadou – Mimma – e pensare che se avessi dovuto puntare, mi sarei giocata tutto su di lui. I cinquanta euro, l’altra volta, è sicuro che se l’è fregati lui, ma questa volta…
– Tutto si gioca in quei cinque, dieci minuti in cui Paolo è andato a telefonare fuori – Alfredo – ma se non ho capito male, Carmen era qui in ufficio. Per questo parlo di furto con destrezza: fatto con velocità e senza farsi vedere. Ma il mistero vero è che quando Mimma rimette tutto dentro, l’assegno è ancora lì, o no Mimma?
– Te l’ho già detto non me lo chiedere più! ti prego – Mimma quasi stizzita – mi pare di sì ma non ci metterei la mano sul fuoco, ero troppo incazzata…
– Quando io ho preso la stampa – Carmen – mi è sembrata di averlo visto…
– E allora – Paolo – con tono aggressivo – non te lo potevi prendere e nascondere?
– Ragazzi calma – Fabio – ormai è inutile litigare tra di noi. Quello che si doveva fare è stato fatto, la denuncia, i colloqui.
– È vero – Alfredo con un tono che è conciliante e riassuntivo – certo che, ragazzi, senza colpevolizzare nessuno, ma un po’ più di attenzione sarebbe opportuna. Qui spesso succede che le porte sono aperte, a volte ho visto anche la cassaforte con la chiave inserita o addirittura aperta. Dobbiamo capire che di questi tempi, con la miseria che gira, tutti diventano lupi, dobbiamo aspettarcela qualche cazzata dai più “assatanati”. Essere noi più attenti è una protezione per loro, per non farli cadere troppo in tentazione. Ma dobbiamo anche riuscire a mantenere rapporti sani tra noi, qualche sbaglio tutti lo facciamo, non ci rimproveriamo troppo l’un l’altro. Ognuno, credo, ha qualcosa da farsi perdonare.
Mimma però ha intenzione di fare ancora un passaggio con Giovanni, e si propone di farlo da sola alla prima occasione utile. Preferisce non dire nulla al proposito, tanto – pensa – la squadra non c’è più, meglio far da soli.

Così la questione del furto viene momentaneamente accantonata, anche se ciascuno si porta dentro qualche malessere. Si passa ad altro, tutta routine rispetto all’argomento precedente, l’unica notazione che strappa un sorriso a tutti è che Maria sta per tornare. Ha avvertito che dalla prossima settimana sarà di nuovo presente sia pure con un orario ridotto, la sua piccolina sta bene e per qualche ora può lasciarla.

Quelli che non erano stati creduti all’inizio si mostravano, inspiegabilmente e tristemente, felici, forse solo perché quel disastro loro l’avevano previsto, altri piangevano disperati e increduli come se tutta Siena fosse crollata, altri se la prendevano col Sindaco e con il Monte. Era già partita la caccia al colpevole unico. Lo sgomento era serpeggiante, e tutti rimanevano a naso su a contemplare quel disastro forse senza neanche rendersi conto del rischio che correvano.

Andrea Friscelli

ANDREA FRISCELLI È NATO A SIENA, DOVE HA STUDIATO AL LICEO PICCOLOMINI E SI È POI LAUREATO IN MEDICINA NEL 1974. SPECIALIZZATO IN PSICHIATRIA, HA LAVORATO NEL SERVIZIO PUBBLICO FINO AL 2001, QUANDO SI È DIMESSO PER SEGUIRE A TEMPO PIENO LE VICENDE DELLA COOPERATIVA LA PROPOSTA CHE HA CONTRIBUITO, INSIEME AD ALTRI, A CREARE. HA PUBBLICATO PRESSO L’EDIZIONI IL LECCIO “DI STOFFA BUONA” (NOVEMBRE 2011) E “NELLA CRUNA DI UN AGO” (DICEMBRE 2012).PRESSO BETTI EDITRICE INVECE HA PUBBLICATO “L’ORTO DE’ PECCI E LE SUE STORIE” (SETTEMBRE 2014) E “LO SPLENDORE NELL’ERBA, LA GLORIA NEL FIORE” (DICEMBRE 2015)