Lo stornello senese dedicato alla “Rondine” è un canto dolente che contiene al suo interno un grande grido di libertà
La rondine è la primavera o la primavera è la rondine? Il legame fra l’uccello bianco-nero e la stagione della “rinascita” è indissolubile. E visto che a primavera rinascono fiori, amori e umori di festa, è inevitabile accostare alla rondine un sentimento positivo. Eppure, c’è un eppure, un’eccezione. Sì, perché lo stornello senese che canta di questo animaletto tanto allegro non è. Il protagonista del testo infatti raccoglie una rondinina ferita, forse cascata dal nido o forse graffiata da un gatto famelico. A questo punto avviene un miracolo, con l’uccelletto che implora un aiuto all’uomo che l’ha raccolta. Si instaura, quindi, un dialogo essere umano-animale che ricorda quello di San Francesco d’Assisi. La piccola rondine non chiede all’uomo di esser curata, conscia della sua fine vicina, bensì di potersi godere gli ultimi attimi facendo la cosa che le è più naturale: volare. L’animale vorrebbe imporsi, per pochi attimi, sulla morte librando nei cieli. Non sappiamo poi, il testo non ce lo dice, se riuscirà a esaudire le sue ultime volontà. Resta il desiderio, la volontà di essere libera.
Questo stornello, se atipico a livello di tono rispetto a molte rappresentazioni artistiche della rondine, vi si accosta per un grande tema associato a questo uccello: la libertà. Per questo per alcuni appassionati questo canto è in realtà un inno all’anarchia, ma questa è solo un’ipotesi, visto che l’autore o gli autori sono incerti. Una delle poche opere artistiche avvicinabili alla Rondine senese, per il sentimento melanconico ma non rassegnato che ne viene fuori, è la canzone di Lucio Dalla “Le rondini”. Qui il dialogo uomo-animale diventa proprio un’immedesimazione dell’autore, che da goffo essere umano diventa uno svolazzante uccello, libero nell’aria, libero, ma poi non più di tanto, dai dolori dell’esistenza umana.
La vidi stesa in mezzo alla radura
con gli occhi neri e pieni di paura
raccolsi quel batuffolo di piume,
dal cuor ferito il sangue come un fiume
E rosse diventaron le mie mani,
fu incerta la sua vita nel domani,
mi disse allor col pianto dentro al cuore
che cosa potessi far pel suo dolore
ed un sospiro sento a me vicino
ad implorarmi a darle il suo destino
Lasciami andar, sono una rondine
vorrei volare nei cieli limpidi
e non pensar se il cuor mi scianguina
lasciami andare così, sono una rondine.
Emilio Mariotti