L’emozione e la soddisfazione di presentare il proprio libro in un appuntamento di rilievo internazionale. Una scrittrice senese al Salone internazionale del libro di Torino, la più grande e importante manifestazione di settore in Italia. Chiara Bennati ha presentato ieri pomeriggio in Piemonte il suo ultimo lavoro, che si intitola Akhet. Lo ha fatto, per l’appunto, nello scenario più prestigioso a livello nazionale. Lei non nasconde la sua soddisfazione: “Sto vivendo un’esperienza unica, mi sento come Alice nel paese delle meraviglie – dice. – Questo è un mondo magico, ho provato un’emozione grandissima, mi pare di vivere un sogno”.
Chiara Bennati di mestiere fa la consulente finanziaria. Ma sin dalla tenera età ha coltivato una passione per la scrittura che l’ha portata a raggiungere l’appuntamento italiano più importante nel settore della cultura e dell’editoria. I risultati del libro Akhet le stanno dando ragione: “Il titolo – spiega l’autrice – prende spunto da una parola dell’egiziano antico che significa rinascita. Il libro racconta le storie di tredici persone che sono riuscite a modificare e a trasformare le loro vite seguendo quello che era il loro sogno e facendolo divenire realtà”.
Akhet è arrivato e ha visto la luce dopo i buoni risultati raggiunti dal precedente libro di Chiara Bennati, Come crisalidi: “Quello era un romanzo – afferma, – con la storia di un padre che in punto di morte si racconta attraverso una lettera scritta ai suoi figli. E lo fa parlando di tutte le versioni di sé, anche di quelle che i figli non conoscevano, con la volontà di fare loro un dono”. Un libro, anche questo, certamente molto emozionante. “Ho sempre scritto tanto – dice l’autrice, – ciò serve anche come cura, a mio avviso infatti scrivere consente di liberarsi da pesi e pensieri. E sono sempre stata molto affascinata dall’animo umano. Ora spero di continuare a presentare Akhet, e nel frattempo ho già un’altra idea letteraria. Penso a un romanzo basato su una storia vera, che tratta del rapporto tra una madre e un figlio”.
Gennaro Groppa