È difficile che si parta demotivati per un concerto. Eppure era questa l’espressione sul volto di migliaia di persone che, a partire dalle 17 di pomeriggio di ieri sera, parcheggiavano la macchina sul grano tagliato, in file improvvisate, e si apprestavano con cappello, crema solare spalmata sul momento e scarpe da trekking a intraprendere sotto il sole il percorso delle Biancane di Leonina. Il concerto di Einaudi, verso cui tutti eravamo diretti, si trovava davanti al lago, e per raggiungerlo ci era richiesto di camminare due chilometri e mezzo. «Ma chi me lo ha fatto fare», «era meglio se non venivo» erano alcuni dei commenti che si udivano fra i sospiri pesanti e accaldati.
Abbiamo costeggiato il lago, e sulla sponda opposta vi era il palco. La platea, un campo di zolle brulle e qualche filo di grano rimasto tagliato a metà. Le persone hanno disteso a terra i loro teli e con l’acqua alla mano e un cappello in testa hanno cercato di far fronte all’attesa sotto il sole. Einaudi non si è fatto attendere: alle 19 e 10 è salito sul palco, poggiato le dita sul piano e iniziato a suonare le note di Underwater, il suo ultimo album. Alla seconda canzone, mi sono voltata per guardare i volti delle persone: i loro lineamenti si erano distesi, le espressioni da affaticate e un po’ arrabbiate si erano fatte rilassate e accoglienti. C’era chi era disteso a terra e seguiva le note nel movimento delle nuvole sopra di sé, chi ascoltava ad occhi chiusi, chi filmava con il telefono come per esser sicuro di poter portare quella grazia con sé anche dopo, anche una volta tornato a casa, chi sedeva a fianco del compagno e pareva suggellare con una stretta di mano un sentire comune. La scomodità era svanita, non si sentiva più. Sotto gli occhiali da sole si vedevano scendere lacrime di emozioni rimaste sopite da tempo.
A metà album, Einaudi si è voltato verso il pubblico, ringraziandoci di aver camminato fin lì. Ha detto che suonare qui, per lui, era un inno di amore al paesaggio. Il sole iniziava a scendere intanto dietro le biancane. Stormi di uccelli si alzavano dai campi e inscenavano danze nel cielo. Terminato l’album Underwater, Einaudi ha suonato le canzoni più celebri dei suoi album precedenti. Alle 21, dopo due ore di pura generosità sui tasti, ci ha salutato e ringraziato di esser stati lì con lui.
Facendo la strada delle biancane all’indietro, le torce alla mano per vedere dove mettevamo i piedi, sentivo ripetere, al contrario dell’andata, che di camminare per arrivare al concerto ne valeva la pena, che faticare è piacevole per gli eventi che smuovono qualcosa in noi e ci fanno tornare a casa diversi.
Giada Finucci
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