Sono stati presentati alla vigilia della novena che segna l’inizio delle feste per la Madonna di Provenzano (la Collegiata è intitolata a Santa Maria della Visitazione che si celebra il 2 luglio) i restauri della macchina argentea dell’altare maggiore. Un San Bernardino, una Santa Caterina, una gloria di angeli che portano al cielo l’icona della Advocata Nostra oggi risplendono mostrandoci come era in origine l’altare che venne costruito dopo che Siena si era salvata dalla peste del 1633 e, forse non a caso, questa operazione si è svolta quando anche Siena, dopo un’altra pandemia, si sta preparando a rivivere quello che è parte della sua vita: il Palio. E proprio il Palio è nato qui, come celebrazione delle feste della Madonna di Provenzano.
I lavori di restauro e conservazione dell’altare sono stati realizzati con il sostegno della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, nell’ambito del bando “Let’s Art”, grazie al quale è stata assegnata a questo progetto la somma di 18.250 euro e grazie alla grande generosità delle Contrade che hanno donato ciascuna 1000 euro ( 17 mila euro) che hanno coperto, così, quasi l’intera cifra necessaria al raggiungimento di questo importante obiettivo. Grazie a Siena, alle Contrade e alla Fondazione Monte dei Paschi ma non va certo sottovalutato il contributo di parrocchiani e cittadini e devoti che hanno partecipato ugualmente dimostrando al finanziamento del restauro, ognuno per quanto gli era possibile, dimostrando però di sentire davvero come “casa loro” la Collegiata, la chiesa del Palio, la chiesa della Madonna dei miracoli, la chiesa del popolo.
L’operazione ha comportato non solo la pulizia degli argenti ma anche il montaggio e lo smontaggio delle sculture (davvero lesionate e a rischio) e degli altri elementi della macchina dell’altare maggiore consentendo, con una collaborazione tra restauratori e storici dell’arte, non solo di salvaguardare l’opera ma anche di riposizionare i vari elementi (ad esempio il trigramma di San Bernardino donato nel 1725, quando la Madonna di Provenzano venne scelta per essere esposta in duomo durate la domenica in Albis, dalla Contrada della Lupa, mentre la Contrada dell’Oca offrì il giglio, sempre in argento, che oggi tiene di nuovo in mano Santa Caterina.
E allora non resta che attendere la sera del 1 luglio, quando verrà portato il drappellone, e rivolto verso la Madonna e l’altare in tutto il suo fulgore sarà di nuovo come dire: eccolo, ci risiamo, è tuo. In un minuto di silenzio che farà ripercorrere nei nostri cuori secoli di storia e due lunghi anni di silenzio.
Maura Martellucci
di seguito le interviste di Katiuscia Vaselli