Spesso l’ambiente contradaiolo è tacciato di essere sessista. Per alcuni, infatti, ci sarebbe una vera e propria discriminazione nei confronti delle donne, in quanto, per esempio, non possono monturarsi (affermazione contestabile tra l’altro…). Negli anni , però, sempre più signore o signorine si sono fatte largo nei ruoli di vertice dei diciassette rioni, come capitani o come priori. Anche in passato, in realtà, ce ne sono state, soprattutto quando la vera discriminante era il ceto sociale più che il genere. Nell’Imperiale Contrada della Giraffa la prima donna ad avere ricoperto un ruolo di vertice è stata Laura Dinelli, che dal 2009 al 2014 è stata priore. Durante il suo mandato, fra l’altro, c’è stata la vittoria del 16 agosto 2011 con Andrea Mari detto “Brio” su Fedora Saura. Ora che non ricopre più la carica, fonte di gioie, dolori e di molta fatica, Laura Dinelli ci racconta la sua esperienza.
Un priore donna cosa significa?
«Significa molto, indubbiamente. Soprattutto perché nella nostra storia contradaiola non mi aveva preceduta mai nessuna. Non avrei mai potuto immaginare che sarebbe potuto accadere. Per questo la mia elezione a priore è stata per me doppiamente importante, sia perché andavo a rappresentare la mia Contrada, sia perché sarei stata la prima donna in quel ruolo nella Giraffa. Nel corso del mandato ho avuto la vicinanza degli uomini, che mi hanno voluta, sostenuta e “protetta” affettivamente nei sei anni di mandato».
Inizialmente ha incontrato diffidenze?
«No, devo dire che ho incontrato diffidenza solo all’interno di me stessa e spiego perché. Inizialmente ero sulle ali dell’entusiasmo, poi, durante il mandato, ho passato qualche notte insonne in cui mi chiedevo dove mi fossi infilata. Devo dire, però, che all’interno della Contrada ho vissuto la mia esperienza molto serenamente, fin dal primo istante. Non ho mai avuto la sensazione di essere a disagio, anche perché ero arrivata a fare il priore dopo aver ricoperto altre cariche. Ho ricoperto quel ruolo non in quanto donna titolata per nome, per famiglia, per estrazione sociale ma perché precedentemente avevo fatto la cassiera di società, la presidente del gruppo piccoli, ero stata membro del consiglio delle donne ed ero stata vicario all’organizzazione. In pratica erano quindici anni di fila che ricoprivo ruoli, quindi ero rimasta sempre “in contatto” con la Contrada».
Qual è il ricordo più felice della sua esperienza come priore?
«Sarebbe banale dire la vittoria di Palio, anche perché non lo è. Incredibilmente il momento più felice che ho vissuto come priore è stato quello più brutto, cioè l’agosto del 2010, quando non corremmo il Palio per un infortunio del cavallo. Da priore ho sentito una Contrada che si è raccolta, che si è fatta forza e che trasmetteva tanto tanto affetto. Persone che non avrei mai pensato, fra cui alcuni anziani che non potevano essere nella Giraffa, mi telefonarono per sapere come stavo. E’ stato un momento in cui ho percepito un grande calore in un momento bruttissimo.
Poi chiaramente c’è la vittoria di Palio, ma è troppo facile. Sono più importanti i momenti precedenti».
Per un priore la vittoria di Palio è fonte di preoccupazioni aggiuntive, per via dell’organizzazione dei festeggiamenti ad esempio, o anche in quella posizione ci si può godere il trionfo?
«Il priore si gode la vittoria in un modo completamente diverso da un capitano. Comunque sia, chi è a capo di un rione è per prima cosa un contradaiolo, quindi quando è il giorno del Palio si sente come tutti gli altri. Nel mio caso poi avevo dei vicari molto fidati, per cui ero molto tranquilla sul fatto che l’organizzazione della festa della vittoria, come poi è stato, sarebbe andata bene. Il mio vicario all’organizzazione era l’attuale capitano Emanuele Tondi, una persona nata organizzata. Il vicario alla finanza, invece, era il nuovo priore Bernardo Lombardini. Sono sempre stata molto serena grazie a loro».
Secondo lei come dovrebbe cambiare il ruolo femminile in Contrada?
«Ho avuto la fortuna di crescere nella Giraffa, una contrada dove, anche se prima di me non erano mai arrivate ai ruoli apicali, le donne hanno sempre contato molto. Personalmente non mi sono mai sentita all’interno della Contrada una donna “ghettizzata”. E’ chiaro che certe situazioni critiche, come un fronteggiamento fra due rioni, sono un po’ pesanti, ma devo dire che la volta che mi ci sono ritrovata alla fine non ho avuto problemi. Credo che oggi la donna possa gestire qualsiasi tipo di contesto».
Rivedremo mai in futuro donne fantino correre il Palio ?
«Questo lo vedo molto difficile. Lo vedo un ambiente molto impervio, nel caso, da scalare e trovo la cosa, comunque, poco appropriata. Una donna a cavallo in mezzo a nove uomini non mi torna. Certo, io ero l’unica signora in mezzo a sedici priori maschi, ma eravamo intorno a un tavolino».
Emilio Mariotti
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