Il 3 agosto 1719, come si legge nella serie delle Deliberazioni conservate nell’Archivio della Collegiata di Provenzano, “Jacomo Marescotti, Capitano delle Galere, dell’Ordine di S. Stefano, dona una bandiera turchesca”. L’episodio, ricordato anche in una delle epigrafi poste lungo la navata della chiesa racconta dell’impresa compiuta, appunto, da Pietro Iacomo Marescotti, appartenente ad una delle più importanti famiglie senesi, il 2 luglio conquista in uno scontro in mare due navi turche (“aver fatto schiave due galere turchesche”) e fa prigionieri centoventuno turchi dell’equipaggio. Riesce, inoltre a riscattare “quindici schiavi cristiani”. Il Capitano (appartenente “alla Sacra Religione di Santo Stefano”, Ordine voluto fortemente da Cosimo I de’ Medici, guarda caso, per cui i Medici partecipano alla spedizione della quale egli è protagonista) avendo compiuto l’impresa proprio il 2 di luglio attribuisce e riconosce “il favore” alla “protezione della Beatissima Vergine di Provenzano” e per questo motivo manda alla Collegiata in dono una bandiera conquistata “in detta impresa, affinchè tal bandiera venga collocata e appesa nella Chiesa della Collegiata”. La Consulta accettato il dono fa porre la bandiera a destra dell’altare maggiore, accanto alla cantoria (detta organo in “Cornu Epistolae”. La bandiera, di tessuto di fondo rosso, decorato “con stelle e cifre” si trova ancora all’interno della chiesa di Provenzano ed è collocata, attualmente, in alto a sinista dell’altare maggiore, a fianco del drappo donato da papa di Alessandro VII. Perchè questa bandiera (uno dei quattro manufatti tessili donati alla Vergine dei miracoli e importanti più per la loro valenza storica che per la preziosità e ricchezza) è particolare? Perchè a lungo si è creduto che questa bandiera rossa che colpisce, per la sua particolarità, fosse quella donata il 17 dicembre del 1686 dal conte Paolo Amerighi, anch’essa di origine turca. Lo studio delle carte d’archivio ha dimostrato che l’Amerighi aveva donato, in realtà a Provenzano, uno stendardo come gesto di riconoscenza per aver avuto salva la vita nella battaglia di Esseck quando, guidati da Carlo V duca di Lorena, nella campagna per la liberazione del popolo ungherese, sottomesso al sultano turco Maometto IV, sconfiggono i nemici. In quell’occasione Paolo Amerighi si distinse uccidendo il porta-insegne nemico e sottraendogli lo stendardo. Lo stendardo dell’Amerighi adesso è conservato nel deposito della Collegiata in attesa di essere restaurato ma fino alla fine dello scorso secolo (prima dei restauri del 2000) era esposto nel transetto sinistro tra l’epigrafe che ne ricorda la donazione e la sua lapide tombale. Lo “scambio” delle bandiere e della memoria relativa alla loro provenienza nasce, probabilmente proprio dalla ricollocazione fatto dopo i lavori di inizio XXI secolo, quando lo stendardo, rovinato, venne tolto e venne lasciata solo la bandiera donata da Marescotti che, comunque, aveva provenienza e “decorazioni” turche. Che quella donata in questo giorno sia la bandiera del Capitano Marescotti lo attesta anche la lapide che descrive l’episodio e l’atto di donazione posta, non a caso, nell’ultimo pilastro della navata prima del transett, sul lato destro, perchè, come detto, a destra dell’altar maggiore, in origine era destinata. Quando entrate in Collegiata, la prossima volta, alzate gli occhi e guardate quella bandiera rossa con le stelle e le mezze lune gialle, vi racconterà un altro pezzettino di storia.
Maura Martellucci
Roberto Cresti