“Il 17 febbraio del 1910 viene ricoverato al San Niccolò un uomo di 43 anni: si chiama Giovanni Roy e solo da qualche mese abita a Siena, in via Franciosa, con moglie e figlia.
Nelle note anagrafiche viene riportata la qualifica di pittore e la condizione sociale viene definita discreta. Inizia così un ricovero che si risolverà con una breve degenza da cui il Roy esce migliorato. Tutto sommato una vicenda banale ma che avrà, come vedremo, un seguito che non si può definire allo stesso modo…”.
Inizia così il racconto di Roy, una delle storie del manicomio pubblicate come rubrica settimanale da Siena News grazie all’accurato lavoro di ricerca di Andrea Friscelli che, in un anno, ha regalato ai lettori del nostro giornale – ritagliandosi una grande fetta di pubblico appassionato – uno spaccato non conosciuto del manicomio di siena, l’ospedale psichiatrico San Niccolò.
L’idea venne quando, parlando con Andrea – che prima ancora di essere scrittore è psichiatra molto noto e stimato – accordammo di dare spazio alla voce che voleva salvo il Conolly, uno dei rarissimi esempi nel mondo di panopticon e parte integrante dell’ospedale psichiatrico San Niccolò che a siena, più che un manicomio, era una cittadella vera e propria che funzionava, a modo suo. In questo 2018 ci sono state alcune iniziative tese a rendere omaggio e memoria ai 200 anni dalla nascita del manicomio di Siena ma ad oggi sono fermi i lavori per la salvaguardia e il rilancio del padiglione Conolly.
E allora arrivò la rubrica dedicata alle storie del manicomio, storie dei pazienti raccontate con garbo dallo psichiatra Friscelli. Che, in occasione del primo libro uscito sul tema, aveva detto: ““Ho cominciato a scrivere le storie del San Niccolò pensandole come un’attività di sostegno alla campagna per il recupero del quartiere Conolly. Ritenevo che a qualcuno potesse interessare il racconto delle vicende umane di persone che lì dentro (non solo al Conolly) hanno soggiornato a lungo e spesso lì dentro sono morte. L’interesse riscontrato è stato tanto e anche io piano piano mi sono appassionato. Così ho continuato anche dopo la fine della raccolta firme e ora propongo una selezione delle storie più interessanti. Una goccia nel mare: ventidue storie su un universo di quasi cinquantamila cartelle che formano il corpus più importante dell’Archivio Storico del vecchio Manicomio. Vorrei cominciare questa introduzione con una nota rivolta al lettore. Le considerazioni che seguono saranno condotte utilizzando soprattutto la prima e la terza persona plurale: “noi” e “loro” come in una specie di coro in cui due schiere contrapposte si parlano e si rispondono. Vorrei prima di tutto chiarire chi, a mio parere, rientra in quel noi. Semplicemente tutti. A partire dalla società intera nelle sue varie articolazioni politiche e sociali, da tutti coloro che sono stati addetti ai lavori, essendo impiegati negli ospedali psichiatrici, dalla famiglia intesa come cellula costitutiva di una società, a tutti quelli che a qualsiasi titolo si sono occupati di loro. La vorrei cioè usare nel modo più estensivo possibile: “nessuno si senta escluso” – potrei dire citando De Gregori. Ed invece chi sono “loro”? Tutti quelli che per varie ragioni sono finiti in un manicomio e lì dentro hanno vissuto e spesso sono morti”.
La rubrica con le storie del manicomio ha appassionato migliaia di lettori e adesso il libro da sfogliare è un ulteriore approfondimento da godersi per entrare a fondo in una realtà apparentemente così distante.
Domani Andrea Friscelli torna in libreria con una nuova storia, dedicata a Roy, il pittore. Non ve la perdete.
Katiuscia Vaselli