Tornare indietro nel tempo? Il sogno di tutti noi ma impossibile da credere. Invece da oggi in Italia c’è un progetto, finanziato da CoopCulture e sostenuto dalla presidente Giovanna Barni, senese, figlia di Mauro, che permette di far tornare a vivere un sito archeologico. Le terme di Caracalla, per la precisione.
Le acque dell’immensa Natatio che tornano a muoversi, cristalline, tra marmi preziosi, colonne, capitelli; lo splendore dell’immensa sala del Frigidarium che ritrova le magnifiche volte alte più di cinquanta metri, i lucidi pavimenti intarsiati e la grande fontana rossa; la superba palestra con la grande statua del Toro Farnese, che dopo secoli sembra magicamente tornata al suo posto.
Enormi e spettacolari, adorate dagli antichi romani che a migliaia le affollavano ogni giorno, le Terme di Caracalla tornano a vivere e a raccontarsi ai turisti, grazie a un visore di ultimissima generazione – è la prima volta in Italia per un sito archeologico – che da domani permetterà di visitarle vedendole ricostruite in tutta la magnificenza degli ambienti, con le immagini reali di colonne, statue, fontane che soprattutto nel Rinascimento sono state disperse nelle piazze e nei palazzi nobiliari di tutta Italia. “In pratica la possibilità per tutti di fare un viaggio a ritroso nel tempo”, sottolinea il soprintendente Francesco Prosperetti.
Frutto di un meticoloso lavoro storico e scientifico fatto in collaborazione da soprintendenza speciale di Roma e Cnr che hanno ripercorso gli studi degli ultimi trent’anni, il progetto, intitolato “Caracalla IV dimensione”, è stato promosso da Soprintendenza e Coopculture, che lo ha finanziato con un investimento di 100 mila euro. Si parte in via quasi sperimentale con 30 visori, spiega la presidente Coopculture Giovanna Barni, ma l’idea è di arrivare ai mesi più caldi e quindi più frequentati, con una dotazione molto più ampia, alla quale si potrebbero aggiungere nel tempo anche game e mappe digitali.
E intanto, a giorni, il progetto verrà esteso al Mann di Napoli, il museo che oggi ospita nelle sue sale il gruppo scultoreo del Toro Farnese e altri elementi decorativi a suo tempo sottratti dai Borbone al complesso termale romano. Anche qui, sottolinea la presidente di Coopculture, i visitatori potranno vedere i capolavori dell’arte antica “ricollocati” nel luogo per il quale erano nati.
Tant’è, a Caracalla pure per chi il sito lo conosce bene la visita con il visore 3d, articolata in dieci tappe, emoziona. Ancora di più per la possibilità di muoversi tra i diversi ambienti, confrontando lo stato attuale con la ricostruzione storicamente meticolosa dell’aspetto originale, e scoprendo via via particolari che in una visita normale, guida cartacea alla mano, sono certamente più difficili da cogliere, compresi i pavimenti a mosaico che in larghi frammenti si sono conservati, alcuni con colori ancora incredibili. E se certo è impossibile tornare ad ammirare per esempio tutte le 156 statue che nel terzo secolo dC adornavano le altrettante nicchie ricavate sulle pareti di palestre, biblioteca, frigidarium e calidarium, così come non si si sono potute ricostruire virtualmente le opere perdute, la sensazione di entrare all’interno di ambienti oggi scoperchiati dal tempo e scarnificati da intemperie e saccheggi è davvero molto coinvolgente. “La cosa più importante che pensiamo di avere ottenuto è l’effetto di comprensione delle strutture antiche”, fa notare l’esperto del Cnr Francesco Antonucci, sottolineando che il progetto ha reso “portabile” la realtà virtuale e si avvale di una tecnologia “sostenibile”, facile da gestire e facile da usare “per ogni tipo di turista”.
Archeologa, da trent’anni alle prese con tutti i misteri di Caracalla, la direttrice del sito, Marina Piranomonte, è entusiasta: “la biblioteca l’ho scavata nel 1987 – racconta – allora una tecnologia così non era nemmeno pensabile, l’unica cosa erano i disegni. Oggi con questo lavoro, trent’anni di studio e di ricerca diventano patrimonio di tutti”.