Dal 13 ottobre l’età d’oro di Siena godrà di un palcoscenico d’eccezione che travalica i confini nazionali fino agli Stati Uniti prima, in Gran Bretagna poi: il Metropolitan Museum di New York ospiterà la mostra “Siena: the rise of painting. 1300-1350” fino al 26 gennaio 2025; alla National Gallery di Londra dall’8 marzo al 22 giugno 2025. Una grande occasione per Siena, e anche se la nostra città non ospiterà eventi collaterali durante il periodo della mostra auspichiamo che la presenza del sindaco Fabio da domani a New York (Nicoletta Fabio sarà all’anteprima di martedì 8 ottobre) e una comunicazione mirata durante questi mesi, possa portare un ritorno non soltanto d’immagine ma anche di visitatori nelle terre di Siena perché è qui che tutto questo tesoro ha avuto origine.
Alcune tra le opere di grandi maestri senesi del Trecento, da Simone Martini a Duccio di Boninsegna ad Ambrogio Lorenzetti, sono già partite nelle scorse settimane per gli Stati Uniti: dall’Opera della Metropolitana due tavole dalla predella della Maestà di Duccio e un Pastorale, dalla Pinacoteca nazionale “L’Annunciazione” di Ambrogio Lorenzetti e infine dall’Arcidiocesi la celebre “Madonna del Latte” e sempre di Ambrogio saranno in mostra le due sinopie dell’affresco dell’Annunciazione, provenienti dall’Eremo di San Galgano a Montesiepi, nei pressi dei ruderi della celebre Abbazia: le sinopie sono emerse nel 1967 durante il restauro degli affreschi; realizzati da Ambrogio intorno alla metà degli anni ‘30, attestano un progetto iconografico iniziale diverso da quello poi visibile nella versione finale, un progetto forse troppo “avanti” nella sottolineatura della fragilità umana dinanzi al mistero dell’ineffabile, tanto che lo stesso Ambrogio fu poi chiamato a “ripensare” alcuni particolari. Oltre ai celeberrimi dipinti lorenzettiani saranno esposte altre opere provenienti dal patrimonio diocesano: il pezzo più antico è una lastra incisa a colori sul marmo, raffigurante una crocifissione fra i dolenti e attribuita ad un anonimo artista senese degli inizi del ‘300. L’opera, proveniente dall’antica chiesa della Sapienza in Siena, è nota agli studiosi fin dalla fine del sec. XIX. Sarà poi in mostra anche la testa frantumata del crocifisso di Lando di Pietro (1338), conservata nel Museo della Basilica di San Bernardino all’Osservanza. La testa è ciò che rimane di un crocifisso ligneo distrutto dalle bombe che colpirono la Basilica nel 1944. Insieme ai resti dell’opera furono trovati due cartigli che attestano l’autore, l’anno di realizzazione e una devota preghiera vergata dalla mano dello stesso Lando. Infine, l’antica icona bizantina della cosiddetta “Madonna del Carmine”, una piccola immagine di una Madonna odighìtria, dipinta su legno, con un’oreficeria in parte originale bizantina.
Una sorta di “aurea aetas” quella che Siena visse tra la fine del XIII e la prima metà del XIV secolo. I fermenti di una terra di passaggi e d’incontri, in forte sviluppo economico e politico, trovarono la loro fervida espressione in tutti gli ambiti della cultura e, tout court, nelle arti figurative. Nella pittura e non solo Siena fu protagonista di una stagione nuova, erede non immemore della grande tradizione comune all’Oriente e all’Occidente, aperta al respiro del gotico europeo e protesa verso un linguaggio che già si faceva propedeutico all’umanesimo. Un’arte che trova principalmente la sua ispirazione e la sua committenza in ambito religioso ed ecclesiale, fissando nelle immagini, attraverso una lettura simbolica di raffinatissimo spessore, il grande sapere filosofico e teologico dell’ultima stagione del Medioevo.
La diffusione in epoche più recenti di opere d’arte senesi nei grandi musei internazionali, dovuta sovente alla dispersione e dismissione in loco delle antiche vestigia, ha sensibilizzato l’attenzione del mondo storico-artistico sulla pittura senese, celebrata nei prossimi mesi da due grandi istituzioni museali del mondo anglo-sassone: il Metropolitan Museum di New York e la National Gallery di Londra. La mostra “Siena: The rise of painting. 1300-1350”, il “sorgere” della pittura nel contesto senese e le sue implicazioni esterne, si aprirà a New York il prossimo 13 ottobre, per poi trasferirsi a Londra nel mese di marzo. Oltre alle opere del ‘300 senese già presenti nei due Musei, saranno esposti pezzi di grande valore, provenienti dalle collezioni della Pinacoteca Nazionale di Siena, dell’Opera della Metropolitana e dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino. In particolare l’Arcidiocesi si pone come uno dei principali enti prestatori, promuovendo il linguaggio di fede e di umanità che tanto emerge dal tesoro di arte sacra e liturgica che la Chiesa senese conserva, tutela e valorizza.
Il museo di New York, in passato, aveva già dedicato una mostra ai pittori senesi rinascimentali che però contemplava solo opere del tardo Trecento. Questa, invece, è la prima in tutti gli Stati Uniti di opere risalenti al primo cinquantennio del XIV secolo: l’obiettivo di questa esposizione è di focalizzare l’attenzione sul periodo storico precedente alla catastrofica epidemia di peste nera del 1348. All’epoca, Siena fu il centro propulsore di una fase di attività artistica innovativa che fece scuola ed ebbe un ruolo cruciale nello sviluppo del linguaggio artistico e tecnico-pittorico nella cultura occidentale.
La mostra “Siena: the rise of painting. 1300-1350” sarà visitabile al Metropolitan Museum di New York dal 13 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025; alla National Gallery di Londra dall’8 marzo al 22 giugno 2025.
Katiuscia Vaselli
*L’articolo è stato pubblicato su Toscana Oggi. Si ringrazia don Enrico Grassini, direttore Beni Culturali Arcidiocesi, per la condivisione di parte dei contenuti.
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