Il 7 marzo 1726, all’età di 66 anni, muore a Spoleto Lodovico Sergardi, cultore di lettere ed arti e conosciuto nel mondo accademico con lo pseudonimo di Quinto Settano. Lodovico Sergardi nacque a Siena nel 1660, compì qui i suoi studi (ebbe tra i suoi maestri Pirro Maria Gabrielli, e fece parte dell’Accademia Senese degli Intronati con il nome, non casuale, de “Il Satirico”) e, pur nutrendo una forte passione per la vita militare, venne indirizzato dalla famiglia verso una ben diversa carriera religiosa. Nell’ambito della Curia Pontificia fu vicario Generale di Sua Santità e Direttore della Fabbrica di San Pietro sotto papa Alessandro VIII anche se non fu mai ordinato sacerdote. Nel corso di tutta la vita si dedicò ad un’altra grande passione, lo studio delle lettere, ed ottenne un notevole successo con vari scritti satirici, rivolti non di rado contro il malcostume curiale che ben conosceva, pubblicandoli con lo pseudonimo, appunto, di Quinto Settano. Sferzanti ed ironiche appaiono le sue “Satire” latine ( edite per la prima volta nel 1694) fortemente polemiche con la società del tempo colta nei suoi vizi e nelle sue debolezze. Le Satire vennero in seguito tradotte in terza rima dall’autore stesso, perché come lui stesso scrive all’amico Giulio Del Taja: “alle volte poco intende il testo latino” per cui sarebbe stato effettivamente molto divertente un maggio numero di lettiri “essendoci cose dette con felicità ed arguzia”. Di grande importanza fu anche l’opera in terza rima intitolata “La Conversazione delle Dame di Roma”, dialogo letterario fra Pasquino e Marforio. Molti critici, proprio grazie a quest’opera, hanno visto in Ludovico Sergardi un precursore ed un ispiratore del poema satirico “Il Giorno” Giuseppe Parini, in cui viene criticato aspramente il mondo ozioso dei nobili. Critica che, come nel caso di Quinto Settano, è più morale che politica. Siena ha intitolato a Quinto Settano una strada nella zona del Petriccio, vicino a Belriguardo.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti