Intervista al fantasioso cantautore maremmano Lucio Corsi. Domani suonerà in acustico nel Cortile del Podestà per EstatinSiena
Potremmo definire Lucio Corsi come un curioso incrocio tra Syd Barrett, il visionario fondatore dei Pink Floyd, e Caterina Bueno, la cantrice delle campagne toscane. In realtà, il cantautore nato a Vetulonia è molto di più, è un originale. Nelle sue note e nelle sue parole, ci sono mondi in bilico tra la realtà più reale e la fantasia più sfrenata, in un continuo interscambio di suggestioni. Corsi, domani sera alle 21, suonerà per EstatinSiena nel centro della nostra città.
Il 23 suonerai nel Cortile del Podestà di Siena. Cosa ci dobbiamo aspettare?
«La scaletta sarà divisa in tre parti. Nella prima ci saranno le canzoni che ho fatto uscire due anni fa nei due ep “Altalena Boy” e “Vetulonia Dakar”. Nella parte centrale canterò i brani sugli animali della Maremma, compresi nell’album uscito quest’anno “Bestiario musicale”. Nella coda finale, infine, testerò alcuni pezzi nuovi».
Come sono questi pezzi nuovi? Come sarà il successore di “Bestiario musicale”?
«Ci sto lavorando in questo periodo. Posso solo dire che non sarà un concept album e ogni canzone avrà una vita propria. Ci saranno molti brani dedicati al mare, ma non posso rivelarvi di più».
Nel Cortile del Podestà ti esibirai con chitarra e voce. Cosa cambia fra il suonare in singolo e con una band?
«Con chitarra e voce ci sono solo le canzoni come sono, nude e crude. Questa semplicità mi affascina e mi diverte. Anche perché non ho da discutere con nessuno e faccio quello che mi pare (ride, ndr)».
In molte tue canzoni, soprattutto nell’ultimo “Bestiario musicale”, si sentono echi della tua terra natia, la Maremma. Che cosa vuole trasmettere alla gente di città un ragazzo di campagna?
«C’è una grande fantasia dietro al mondo degli animali. A me affascinano molto le bestie, le ricollego al divertimento e alla libertà. Penso sia giusto raccontare le storie degli animali e dei loro “poteri”».
Gli animali di cui canti sono da invidiare o solo da osservare?
«Sono da osservare, bisogna riflettere sulla loro esistenza. Il bello di queste canzoni, comunque, è che parlano sì di animali, ma possono essere interpretate in tanti modi diversi. Dentro ci si può ritrovare anche l’uomo».
Te a quale animale ti accosteresti?
«E’ difficile autoassegnarsene uno. E’ bello quando un’altra persona te ne affibbia uno: “Tu mi sembri…”. Ovviamente, nel disco ci sono animali a cui tengo di più, sono “La lepre” e “L’upupa”».
Nel dilemma fra chi pensa che la musica funzioni bene anche con arrangiamenti ridotti al minimo e chi preferisce puntare su una costruzione ricca, te dove ti collochi?
«Dipende da disco e disco. E dagli intenti. Ci vuole una giusta via di mezzo. Mi diverto sia a cantare chitarra e voce che ad arrangiare i pezzi. Il “Bestiario musicale” è ricco anche se sembra scarno. Ci ho messo i suoni del bosco, che di notte sembra silenzioso ma in realtà non lo è».
Hai suonato con Baustelle e Brunori Sas, due realtà musicali che, per motivi diversi, hanno forti legami con Siena. Come te ne hanno parlato?
«Me ne hanno parlato bene! Anche io ci conosco tante persone e ho alcuni amici che suonano al Siena Jazz. Magari prima o poi scriverò una canzone su Aceto».
I tuoi prossimi progetti? Puoi dirci le tempistiche per il prossimo disco?
«Spero di farlo uscire il prossimo anno».
Emilio Mariotti