Al carcere di Santo Spirito si è parlato di cinema e di teatro, di come ci si approccia a un personaggio, della differenza psicologica ed emotiva tra interpretare un “buono” e un “cattivo” e si è fatto con l’attore Luigi Lo Cascio che ha incontrato i detenuti. Molti di loro hanno mostrato di conoscere bene la sua filmografia, affrontando temi cruciali dell’arte della recitazione, ma anche del ruolo dell’attore, che ha definito “una marionetta nelle mani del regista”, che è colui che scrive la storia, e che nel caso di spettacoli o film ispirati a fatti storici, come tanti Lo Cascio ne ha fatti, propone la sua lettura degli stessi.
Quando un detenuto gli ha chiesto se ha mai pensato di fare un film sulla vita in carcere, ha risposto di no, anche perché ci vorrebbe un grado di informazione e di documentazione “da dentro” molto preciso, per non restare un occhio esterno che va ad osservare una situazione perlopiù sconosciuta, ma di essere molto interessato a temi come la tortura, e in generale la condizione umana di chi si trova inerme, completamente nelle mani di altri, e a questo tema avere dedicato dei racconti fantastici.
I detenuti gli hanno regalato una copia dei libro “17 storie per 17 contrade”, fiabe ispirate agli animali simbolo delle contrade scritte e illustrate dai detenuti, accompagnata da una pergamena scritta da Ibu, il detenuto che grazie ad un programma ad hoc frequenta da qualche mese il corso di calligrafia de La città dei mestieri, il progetto intercontradaiolo per la tutela e la valorizzazione dell’artigianato artistico nel Comune.
E Lo Cascio ha donato alla biblioteca della Casa Circondariale una copia del suo ultimo libro di poesie e ha chiuso l’incontro come è ormai tradizione il poeta partenopeo Salvatore (il cognome si mette?), con la lettura di tre dei suoi ultimi componimenti in napoletano, che Lo Cascio ha molto apprezzato.