Marcello Vanni ricorda la figura di Ettore Bastianini, il grande baritono senese scomparso 50 anni fa, appena quarantacinquenne
Il 25 gennaio di cinquant’anni fa si spegneva a Sirmione uno dei più grandi baritoni del Novecento. Era un senese, era un panterino, era Ettore Bastianini. Il mondo della lirica perdeva così un interprete magistrale delle opere di Giuseppe Verdi e la Contrada della Pantera un munifico benefattore.
Per ricordare il baritono oggi alle 18.30 nella Chiesa del Carmine, in Pian de’ Mantellini, ci sarà una Messa di suffragio. L’iniziativa, a cura della Pantera, vedrà l’esibizione dell’Unione Corale Senese, intitolata proprio a Ettore Bastianini, diretta da Francesca Lazzeroni.
Il panterino Marcello Vanni, autore insieme a Marina Berti del libro “Egli ci fu rapito – Viaggio nella breve vita di Ettore Bastianini e nella sua Siena” per la Betti editrice, tratteggia per Siena News la figura del baritono senese.
Perché è importante ricordare Ettore Bastianini?
«Perché è stato il più grande baritono del Novecento. La Pantera poi lo ricorda in ragione del fatto che è stato il Capitano del rilancio della Contrada. Oltre alla vittoria ottenuta il 2 luglio 1963, a lui dobbiamo la sede del Museo, che finanziò economicamente. In quegli anni nacque anche la Società “Due porte”».
Come mai, nonostante il successo, rimase così legato a Siena e alla sua Contrada?
«Perché ha sempre voluto stare accanto alle persone che lo avevano aiutato quando era bambino. Lui infatti era di origini umilissime, con un padre sconosciuto».
Riusciva a frequentare la Pantera?
«Sì, se poteva venire a un’assemblea ci veniva. Partiva da dov’era, metti caso Vienna, con la sua Porsche e arrivava, ripartendo la mattina seguente. Ha vissuto molto per la Contrada, soprattutto dal ’59, anno in cui fu fatto Capitano, fino alla sua morte. Se non erro durante la sua carica ha saltato solo un Palio o due per impegni lavorativi».
Come nacque la passione di Bastianini per la lirica?
«Era garzone nella pasticceria di mio zio Gaetano Vanni, in Stalloreggi. Mio zio, che era un cantante lirico a livello amatoriale, si accorse che Ettore era in possesso di una voce prepotente e bella. Lo portò, quindi, dal direttore del Coro dell’Opera della Metropolitana del Duomo. Da lì Bastianini andò poi a studiare dai professori Ammannati, con cui costruì la propria voce».
Per arrivare a certi livelli avrà pure studiato molto…
«Indubbiamente sì. Tra l’altro all’inizio venne considerato un basso e solo nel ’51 scoprì di poter fare il baritono. Bastianini, che aveva già molti contratti da basso, fu convinto a rimettersi a studiare da alcuni amici come Aldo Venturini, Alberto Gianni e mio zio Gaetano. In un anno riuscì a passare completamente a passare al ruolo di baritono, debuttando ai Rinnovati nella Traviata. Fu un successo strepitoso che lo lanciò, anche perché allora Siena era la Parma di oggi, una città importantissima per la lirica.
Diventò con il tempo il più grande baritono verdiano di sempre. La sua voce era perfetta nei bassi, negli alti e nei medi, insomma di “bronzo e di velluto” contemporaneamente. Tanti baritoni di oggi provano a studiare Ettore Bastianini».
Per questo cinquantennale dalla scomparsa quali saranno le altre iniziative della Contrada della Pantera?
«Al momento sono tutte in preparazione, quindi svelerò il giusto. Ci sarà sicuramente il ritorno del concorso per voci nuove della lirica, che veniva fatto negli anni ’60. C’è l’idea di erigere un busto alla memoria, poi quella di fare una serata di gala ai Rozzi.
Il comitato che segue queste iniziative va avanti di volta in volta, vista anche la difficoltà a reperire risorse economiche».
Un consiglio musicale per scoprire la voce di Ettore Bastianini ce la saprebbe dare?
«Consiglio di ascoltare su YouTube “Nemico della patria?!”, dall’Andrea Chénier di Umberto Giordano,e “Di Provenza il mar e il suol” dalla Traviata di Verdi».
Emilio Mariotti