Il 31 marzo 1764 nasce a Siena (alle 1.30 del mattino come viene registrato al Santa Maria della Scala dove il padre era inserviente) Maria Assunta Butini. La famiglia, la madre, Maria Rosa Smith, era emigrata in Italia da Dublino, viveva accanto alla pieve di San Giovanni, probabilmente in una casa di proprietà dell’ospedale stesso. Le notizie sulla sua giovinezza sono scarne: il padre viene licenziato e Maria Assunta e la chiedono al governatore che venga fornita alla ragazza una dote per sposarsi dato il loro stato di indigenza. Il governatore rifiuta la richiesta dopo essersi consultato con l’allora rettore dell’ospedale che spiega come il padre sia stato licenziato su richiesta della segreteria del regio governo e, assicura, che la famiglia abbia un sussidio annuo di 500 lire. Il governatore apprende che Butini sta lavorando, adesso, presso l’Arte della lana Stasi. Intanto, a Siena, il nome di Maria Assunta Butini sta circolando in ambienti non “invidiabili” per l’epoca.
Una lettere datata 1833, scritta dal cavalier Antonio Rinieri de’ Rocchi a Daniello Berlinghieri, il nobile senese offre uno spaccato di vita di quella che ormai era la contessa de Bourke: “vive costì con molto agio in una bella situazione, sotto ogni rapporto, una donna senese che ho conosciuto nella mia prima gioventù, poverissima e molto famigerata per il suo contegno che fu tale da meritare l’esilio. Andò infatti a Napoli ove io ho creduto che cessasse di vivere coniugata. Il suo cognome era Butini, suo padre, onesto e capace, era figlio dell’ospedale di Siena e ministro del lanificio Stasi. Chi mai avrebbe pensato una tale metamorfosi? Nella sua gioventù non è stata bella, ma avvenente ed espressiva, è stata una delle poche donne che mi ha colpito”. In verità i registri del Capitano di Giustizia di Siena non riportano a nome di Maria Assunta nessun provvedimento di esilio, nè motivazioni che avessero potuto indurlo. Come che sia Maria Assunta Butini va a vivere davvero a Napoli, dove trascorre il periodo più “misterioso” della sua vita. Si dice che frequentasse case da gioco, con tutto ciò che ne consegue.
E’ proprio in questo ambiente che conosce il conte Edmond de Bourke, un nobile danese inviato come ministro di Danimarca alla corte di Napoli. Trovandosi una sera in serie difficoltà economiche Edmond ottiene da Maria Assunta tremila scudi con i quali riesce a saldare un debito d’onore. De Bourke, che sta per lasciare Napoli, sia per riconoscenza, più probabilmente per amore, incurante di ciò che si dice su di lei la sposa. La corte danese approva il matrimonio e Maria Assunta si assicura di essere accolta a corte come le altre dame del Regno. Inizia così la vita da contessa. Accanto all’affascinante marito (di origini irlandesi, nato nel 1761 nelle Antille danesi ed educato in Inghilterra per poi diventare ambasciatore), viaggia per l’Europa e uno di questi viaggi la riporta anche in Italia, a Siena. Nel 1814 sono a Londra dove la contessa ottiene la stima del re e stringe importanti relazioni con i personaggi più illustri. Nel 1820, Edmond Bourke viene trasferito a Parigi dove, dopo sei mesi, muore. In quell’occasione Giorgio IV d’Inghilterra dimostra tutta la sua amicizia nei confronti di Maria Assunta (e questo ci offre il polso di quanto in alto sia arrivata) e la invita a passare il periodo di lutto nel castello reale di Windsor. Lei accetta e vive ritirata per qualche tempo. Le notizie, poi, si diradano per un decennio, fino alla corrispondenza, negli anni ’30 dell’Ottocento tra Daniello Berlinghieri e De’ Rocchi, appunto.
Ormai la contessa ha circa sessant’anni e viene descritta da Berlinghieri come “una delle donne avanzate d’età che fa la miglior figura nella società elevata. Ed è benissimo vista dalla regina e tutta la corte e diplomazia”. A Maria Assunta resta il titolo nobiliare ed una enorme fortuna che le consentirono di essere accolta tra l’alta nobiltà parigina anche da vedova. Di idee forti e liberali, la sua casa di Rue Faubourg Saint Honoré è un centro fervente e vivace di riunioni diplomatiche e politiche (anche dissidenti, talvolta, per le quali viene richiamata dalle autorità).
Se da giovane aveva lasciato Siena “chiacchierata” e povera, Maria Assunta forse non aveva mai dimenticato la sua città (o, forse, fu il sentimento di rivalsa nei confronti di una città che, in qualche modo non l’aveva accettata), nel testamento dispone comunque che “fosse fondato in Siena, mia terra natale in Toscana, un asilo di beneficenza per le donne povere rese incapaci di mantenersi da se stesse a tutti i bisogni della vita, da malattie gravi o altre cause disgraziate”, lasciando per questo scopo la somma di 240.000 franchi. Dopo la sua morte, avvenuta il 13 febbraio del 1845, il Comune di Siena, investito dell’incarico di esecutore testamentario in merito a tale lascito, stabilisce di insediare l’asilo nell’ex convento di Vita Eterna, in via dei Pispini, e dal 1852 l’istituto, intitolato gustamene “Pio stabilimento di Maria assunta Butini Contessa Bourke”, iniza la sua benemerita attività che dura anche oggi.
Maura Martellucci
Roberto Cresti