Una data, 18 novembre 1991,quella riportata in alto a destra sul testo di una lettera anonima recapitata al quotidiano La Nazione e all’Avvocato Pietro Fioravanti in cui si manifesterebbe il timore che qualcuno abbia l’intenzione di costruire prove a carico di Pietro Pacciani, a quel tempo sospettato di essere coinvolto nella vicenda del Mostro di Firenze. Cinque pagine dattiloscritte che preannuncerebbero la perquisizione a carico di Pietro Pacciani, avvenuta poi nel mese di aprile del 1992, ben cinque mesi dopo. Quando la lettera anonima fu recapitata, qualora ammesso che la data riportata sia veritiera, Pietro Pacciani stava espiando la pena definitiva per aver violentato le figlie e proprio a quest’assenza di presenze sicure nell’abitazione di Mercatale si fa riferimento, sollecitando la massima attenzione a ciò che potrebbe essere manipolato nelle proprietà del contadino. Il fatto che l’anonimo faccia riferimento alla pistola calibro 22 certo non distoglie l’attenzione dal fatto che durante la suddetta perquisizione sia stato, poi, in effetti trovato quel famoso proiettile, utilizzato come elemento indiziario durante il processo di primo grado a Pacciani. Avvocato Adriani, nei giorni scorsi, intervistato da Siena News, ha escluso fermamente che la perizia sullo straccio sequestrato a suo tempo a Salvatore Vinci contenesse elementi di novità per l’inchiesta sui delitti del c.d Mostro. Adesso salta fuori una lettera anonima del 18.11.1991 che avrebbe messo in guardia Pacciani contro il rischio di essere incastrato con prove false disseminate nel suo orto, tant’è che l’anno successivo un proiettile compatibile con l’arma assassina fu rinvenuto proprio in quest’ orto . Crede che siamo arrivati ad una svolta?
“Lo escludo in modo assoluto. Affermare certe cose può darsi dipenda dalla mancanza di tutte le carte o dal fatto di averle lette solo parzialmente ed in ogni caso denota una conoscenza alquanto lacunosa del diritto e della procedura penale. Chiaro che per parlare di calcio non occorre essere Cristiano Ronaldo, però quando le questioni divengono così tecniche, forse sarebbe consigliabile che si pronunciassero solo gli addetti ai lavori. Si può scivolare, se così si può dire…”.
“Si è di fronte ad una missiva confezionata ad “arte” a favore di Pacciani, ma che la sua Difesa, correttamente, non volle condividere e neppure toccare con le proprie mani, sapendo trattarsi di un documento non genuino – è la conclusione dell’avvocato Vieri Adriani – bensì precostituito per fare passare l’imputato come una vittima predestinata. Tuttavia,
la forma prescelta (lettera anonima) i relativi contenuti (riferimento ad una pistola e non ad un proiettile) e soprattutto l’assenza di firma e data certa, fanno solo concludere che chi pensava di attaccare in tal modo gli organi di Giustizia fosse
solo un dilettante del crime, oppure uno scrittore prezzolato. La cronaca di quel periodo abbonda di esempi in tal senso.
Gli anni passano, in quest’indagine sono già stati fatti molti errori, auguriamoci quindi che non se ne aggiungano di nuovi e che la professionalità prevalga, se la Giustizia costituisce ancora un valore: per tutti e non solo per chi scrive”.
A questo link si può leggere l’analisi integrale dell’avvocato Adriani