“Auspico che questa materia sia affrontata in termini più professionali e non affidata a divagazioni estemporanee da parte di chi, non necessariamente per sua colpa, non ha la disponibilità adeguata delle carte processuali ovvero non le ha mai lette. Forse, gli stessi avvocati di Salvatore Vinci, potrebbero essere senz’altro molto più utili al bisogno, pur sempre nei limiti del loro segreto professionale” – a parlare è l’Avvocato Vieri Adriani all’indomani dell’ennesima divulgazione pubblica di documenti relativi alle indagini che coinvolsero negli anni ottanta del secolo scorso Salvatore Vinci, uno dei maggiori indagati, poi prosciolto, per la vicenda legata agli otto duplici omicidi attribuiti al Mostro di Firenze.
L’Avvocato Adriani, legale delle famiglie Mauriot e Kraveichvili, ultime vittime della mano omicida che terrorizzò le campagne fiorentine dal 1968 al 1985 e della famiglia di Stefania Pettini uccisa, insieme al fidanzato Pasquale Gentilcore, a Borgo San Lorenzo nel 1974, pensa che la ricerca della verità passi anche dalla lettura oggettiva e completa degli atti con cui si può e si deve fare divulgazione.
“In merito alla notizia messa in reta da TV Prato circa i ritrovamenti di ‘una perizia di trenta anni fai mai diffusa’ (sic) – continua Adriani – è giusto precisare che non si tratta di ‘scoop’ (se per tale abbia ad intendersi una notizia sensazionale pubblicata da un giornale in esclusiva o prima di tutti gli altri giornali), visto che la perizia in questione, fra il 2007/2008, per quanto come avvocato di parte civile ho potuto personalmente verificare, figurava pacificamente fra gli atti messi a disposizione delle parti e dei loro difensori presso l’Aula Bunker di Santa Verdiana in Firenze, in occasione dell’udienza di rito abbreviato nei confronti del Dr. Francesco Calamandrei, l’ex farmacista di San Casciano. Ebbi anzi personalmente occasione di prenderne visione e di trarne anche qualche appunto, ma non di chiederne copia, trattandosi, dal mio punto di vista, almeno in quel preciso momento, di un atto del tutto irrilevante per quanto riguarda l’oggetto di quel processo e nei confronti di quell’imputato”.
La perizia a cui fa riferimento l’Avvocato Vieri Adriani è quella effettuata sul famoso straccio, ritrovato a seguito di una perquisizione fatta dai carabinieri a casa di Salvatore Vinci, all’interno di una borsa di paglia, avvolto da due stracci puliti e contenente 38 macchie di sangue e residui di polvere da sparo. Dai risultati scaturiti dalla perizia, ricordiamo sul reperto in questione, poi scomparso e al momento attuale non più a disposizione degli organi preposti alle indagini, furono rilevate tracce ematiche e macchie di polvere da sparo contenenti antimonio, bario e piombo, elementi questi che entrerebbero in contrasto con le caratteristiche dei famosi proiettili calibro 22 Winchester privi, a quanto riportato, del primo dei tre elementi.
“Il contesto storico dei fatti in cui tale perizia si è formata – continua Vieri Adriani – è ben descritto nel libro di Alessandro Cecioni e Gianluca Monastra ed è oltretutto confermato da un interrogatorio reso da Salvatore Vinci il 25 novembre 1986 alle ore 17:20 nell’Ufficio del Nucleo Operativo Carabinieri di Firenze, avanti al G.I. Dr. Mario Rotella e con l’intervento dei due Pubblici Ministeri, Dr. Piero Luigi Vigna e Dr.Paolo Canessa. Da queste fonte letteraria e dal suddetto interrogatorio si comprende che, all’esito della perquisizione compiuta il 30 luglio 1984 presso l’abitazione di Salvatore Vinci, fu ritrovata in un armadio secondario una borsa di paglia con all’interno, ben ripiegati, tre stracci di cotone, uno dei quali “sporco di grigio con 38 macchie di sangue rosso scuro”. Il verbale di sequestro fu inviato alla Procura della Repubblica, ma non al Giudice Istruttore. Trascorso circa un anno, il Colonnello Torrisi, di sua iniziativa, ne chiese la trasmissione dalla Procura che lo inviò, a sua volta, “con una lettera che ne sminuisce li significato probatorio, ma senza che si sia pensato di fare delle analisi sulle macchie sulla polvere grigia. I risultati arrivarono nella tarda primavera del 1985” si legge ancora nel libo di Cecioni e Monastra”. Si aprì così una spaccatura tra l’Ufficio Istruzione e quello di Procura, il primo essendo propenso ad attribuire un significato rilevante a quello straccio, il secondo a negarglielo. Per maggiori approfondimenti vedi la sentenza istruttoria di proscioglimento del G.I. Dr. Mario Rotella 13.12.1989
Come abbiamo spesso riportato, fin dall’inizio della nostra inchiesta, le lotte interne agli uffici giudiziari, gli omissis, le lacune investigative probabilmente rappresentano lo scenario più verosimile per arrivare poi a comprendere come si siano svolti veramente i fatti e su questo ci conforta l’opinione di Vieri Adriani che, nel commentare la notizia apparsa su Tv Prato, aggiunge: “Quanto all’interrogatorio che è nella mia disponibilità, preciso che Salvatore Vinci, nell’occasione assistito – ovviamente – da un difensore di fiducia, affermò testualmente di “non sapere l’origine dello straccio che mi viene mostrato. Suppongo che si tratti di un panno utilizzato per igiene intima dall’allora mia convivente, tanto è vero che avendo lei l’abitudine di lasciarne per casa, io altre volte avevo rappresentato che non era opportuno perché, per casa, vi erano dei bambini, Marco, Giancarlo e Roberto …. prendo atto che a seguito di accertamento peritale, lo straccio risulta interessato da sangue appartenente a due persone diverse. Non so cosa dirle. Quale che sia il risultato delle perizie disposte, tuttavia escludo che possa avere a che fare con il duplice omicidio di cui sta parlando. E lo escludo in maniera assoluta. La S.V. mi rappresenta che sullo straccio vi sono tracce di polvere da sparo, oltre che di un olio per legno. Son oltre modo perplesso circa l’esito delle perizia e chiedo alla S.V. se è sicuro di questi risultati.. … Mi sorprende che uno degli stracci rinvenuto nella borsa sia interessato da tracce di sangue e polvere da sparo, perché in casa mia nessuno ha mai avuto a che fare con le armi”. Conclude l’Avv. Vieri Adriani: “così egli affermò anche in occasione dell’indagine sul delitto del 1968 (vedi il rapporto del Brig. Gerardo Matassino 21.09.1968, p.15 .all.19)”.
In questo verbale, come Siena News ha rimarcato in altre occasioni durante il lavoro di ricostruzione dell’intera vicenda, Salvatore Vinci dimostra ancora la sue grandi capacità intellettive, racconta con estrema sicurezza e fermezza quella che rappresenta la sua verità senza mai vacillare, senza mai una sbavatura.
Ma perizie e vecchi verbali a parte, sono le frasi con cui veniamo salutati dall’Avvocato Adriani ad avere per noi un particolare significato: “Da notare che lo straccio, mostrato dai Magistrati a Salvatore Vinci a novembre 1986 nel corso del suddetto interrogatorio – chiude Adriani – fu inviato l’anno successivo all’estero per ulteriori accertamenti e da allora non è più tornato nella disponibilità degli inquirenti. Il periodo corrisponde a quello in cui il Sisde era già stato incaricato di coordinare l’indagine sul c.d. “Mostro di Firenze” (1984/1985). C’è a Firenze una persona molto bene informata alla quale, credo, andrebbe posta qualche domanda al riguardo per conoscere quali siano state le circostanze di tempo e di luogo del suddetto smarrimento. Credo che, ancora oggi, sarebbe in ogni caso utile esaminare questo reperto con le più moderne tecniche di indagine che la scienza mette a disposizione ed anzi ho formulato apposita istanza in tal senso alla fine del mese di aprile del corrente anno.”
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