Non c’è dubbio che il 2015 sia stato un anno molto positivo per i musei nazionali.
I dati forniti dal Ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, con comprensibile soddisfazione, parlano chiaro: 43 milioni di visitatori (5 milioni in più rispetto a due anni fa), 155 milioni di euro di incassi, + 4% (circa 900 mila persone in più) anche per gli ingressi gratuiti, con un crescente successo delle entrate gratuite previste la prima domenica di ogni mese.
Insomma, per usare le parole testuali del ministro: “il miglior risultato di sempre, un record assoluto per i musei italiani”. E poiché queste cose non accadono mai per caso, è giusto riconoscere anche i meriti di un’azione di governo che ha sicuramente fatto parlare di più, ed in termini positivi, del nostro patrimonio culturale, e quindi con l’attenzione dei mezzi dei comunicazione e dell’opinione pubblica, si è creato un invito diretto ed indiretto di andare nei musei.
Si aggiunga che c’è stato un aumento forte di turisti italiani e stranieri durante tutti i mesi estivi e quindi, per dirla con il grande Totò, “è la somma che fa il totale”.
E credo che il 2016, confermando questi presupposti positivi, potrà chiudersi con risultati ancora migliori.
Due considerazioni di analisi dei dati possono essere di aiuto.
La prima è che i primi cinque musei nazionali in classifica – possiamo chiamarli le grandi star: Colosseo, scavi di Pompei, Galleria degli Uffizi, Galleria dell’Accademia, Castel sant’Angelo – registrano da soli il 31% dei visitatori, ovvero 13,7 milioni su 43. E, a parte Pompei, si sta parlando di due sole città: Roma e Firenze. La concentrazione di persone è troppo alta, per non suscitare qualche dubbio, peraltro confermato dalla esperienza di ognuno di noi. Cioè che il successo di questi musei sia dovuto più ad una loro autonoma capacità di attrazione, che non ad una politica di promozione e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale, che è effettivamente assente. E che l’effetto traino di due città meravigliose come Roma e Firenze, sia decisivo per i risultati ottenuti. Quindi va fatto un lavoro serio per arrivare – siamo ambiziosi! – a 50 milioni di visitatori nei musei nazionali, ma concentrandosi su quelli meno conosciuti, troppo spesso desolatamente vuoti.
La seconda è sugli incassi: 155 milioni di euro con 43 milioni di visitatori, fanno una media di 3,6 euro a persona, che stride decisamente con la necessità – pur senza calcare la mano sul biglietto di ingresso – di avere le risorse necessarie per garantire servizi di accoglienza di qualità e contribuire ai costi di conservazione del patrimonio.
Speriamo che sull’onda positiva dei dati 2015, si voglia mettere mano con competenza a questi aspetti.
Roberto Guiggiani