Il 18 novembre 1893, da un gruppo di cittadini spinti da spirito di volontariato, nasce la “Pubblica Assistenza”. Sono cittadini, generalmente appartenenti al ceto medio, conservatore, laico, anche anticlericale. Si riuniscono la prima volta in un locale in via del Refe Nero, mossi da ideali di fratellanza e solidarietà umana con lo “scopo umanitario di soccorrere in caso di infortunio i concittadini con tutti quei mezzi dei quali può disporre la scienza moderna”. Tra loro ci sono nomi importanti della Siena del tempo: Domenico Barduzzi, Vittorio Remedi, Achille Sclavo. Il loro esempio è così forte che venne subito seguito da molti altri, tanto che ben presto il gruppo si deve riconvertire in “Associazione”. In pochi anni i soci superano il migliaio ed i servizi si diversificano: trasporto dei feriti, assistenza ambulatoriale, prestazioni a domicilio. Ogni mese prestavano servizio dai 600 agli 800 soci. Una notizia di cronaca su un intervento della Pubblica Assistenza oggi ci fa sorridere ma al tempo rappresenta davvero un successo: nel 1905 viene trasportato un paziente affetto da una colica da Quercegrossa a Siena in sole 7 ore! Ed ecco che una delle prime descrizioni degli interventi della Pubblica Assistenza acquistano un senso. I volontari scrivono, infatti, ai senesi: “Cari lettori, se degnerete di una lettura queste poche righe visitate in lungo e in largo la nostra Siena e, mentre la gustate nei suoi monumenti, nei suoi aspetti caratteristici, date un’occhiata alle nostre strade e pensate alla fatica di percorrerle con un carrino a mano. Prima sudare per reggerlo in discesa, e poi risudare per spingerlo in salita e sempre di corsa, o meglio, di volata!”. Cosa mancava ancora? Un inno e un motto. Le parole dell’inno si devono ad Ezio Felici ed il motto recita ancora oggi: “Non meritò di nascere chi visse sol per sé”.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti