Nel canto senese “Nell’erbetta” viene raccontato un idillio amoroso che si conclude in maniera misteriosa
Canto dall’atmosfera bucolica, “Nell’erbetta” racconta di un appuntamento amoroso in un campo. Sull’erba fresca si consuma l’idillio tra i due protagonisti, che si conclude con un bacio. La “bella” si addormenta, in un ideale ribaltamento della favola di Charles Perrault. Anche il protagonista si assopisce, ma. Sì, “ma”, perché a questo punto succede qualcosa. Al risveglio l’innamorato fa un’amara scoperta: la “bella” è sparita, scomparsa, puff, dematerializzata. Che il loro sia stato un bacio al veleno? Che siano arrivati gli alieni a rapirla? Che sia stato un bisogno impellente a far allontanare l’innamorata? Chissà. Molto più probabilmente, quella che viene narrata nel canto, non è una situazione reale, bensì un sogno, un desiderio immaginato di un innamorato verso una lei che non c’è o non corrisponde. Quel “forse in cielo la rivedrò”, se accettassimo la lettura onirica del canto, potrebbe significare che l’amore di lui avrebbe possibilità di realizzarsi solo nell’Adilà.
Il canto è formato da ripetizioni e accumulazioni. Piano piano scopriamo un po’ di più di ciò che sta accadendo. Sembra che l’origine di “Nell’erbetta” sia senese e, caso raro, nel resto di Italia non ci dovrebbero essere brani simili.
Nelle erbetta, nell’erbetta tenerella, la mia bella la mia bella se ne stava
Lei mi guardava, mi sorrideva e mi guardava, mi sorrideva e mi guardava
Là nell’estasi d’amor
Quando poi, quando poi il labbro mio, s’accostava s’accostava al labbro suo
E nel fatale, e nel fatal dolce desio, e nel fatal dolce desio
La mia bella s’addormentò
Quando poi, quando poi mi svegliai, al Signore, al Signor feci preghiera
Ma la mia bella, ma la mia bella più non c’era, ma la mia bella più non c’era
Forse in cielo la rivedrò…
Ma la mia bella più non c’era
Forse in cielo la rivedrò.
Emilio Mariotti