Nella piccola casa circondariale di Santo Spirito quest’anno il Natale è arrivato con dieci giorni di anticipo. Il regalo che i circa sessanta detenuti hanno trovato sotto l’albero è di quelli che si ricordano per molto tempo. Hanno deciso infatti di fare visita al carcere senese tre attori di primo piano nel panorama nazionale: Paolo Calabresi, Maria Amelia Monti e Nicola Sorrenti, che hanno portato in questi giorni al teatro dei Rinnovati l’opera Nudi e Crudi di Alan Bennett.
E nudi e crudi si sono presentati nel teatro del carcere davanti a una platea di detenuti curiosi ed emozionati. Non capita certo tutti i giorni di trovarsi a pochi metri da personaggi di questo spessore artistico. Paolo Calabresi agli occhi dei ragazzi è la iena per antonomasia (uno dei conduttori, il pizzardone intransigente, e soprattutto quello che ha preso a schiaffi Corona), il giornalista di inchiesta, uno dei protagonisti di “Smetto quando voglio” (che in questo ambiente è stato visto con un occhio particolare) e di tanti altri film per il grande e il piccolo schermo.
Maria Amelia Monti è uno dei volti più noti e amati per bellezza e simpatia della nostra televisione: da Distretto Polizia a Si può fare, dall’Amore non basta a Baciati dall’amore. Nell’immaginario collettivo rimane però la moglie di Jerry Scotti in Finalmente Soli. E infine Nicola Sorrenti (riconosciuto dai detenuti per la sua partecipazione a qualche produzione televisiva italiana) è un talentuoso e giovanissimo attore romano (classe ’87) di cui (a mio modesto parere) sentiremo ancora parlare.
I primi venti minuti sono stati di imbarazzo reciproco. Come alla festa delle medie. Maschi da una parte e femmine dall’altra. Piano piano però il ghiaccio si comincia a rompere e alcuni detenuti, con un po’ di inevitabile timidezza reverenziale, hanno mostrato agli artisti la loro parte nella pièce teatrale che stanno allestendo in carcere sotto la guida di Altero Borghi.
Il clima, inizialmente di distacco e di studio reciproco, si è via via scaldato, diventando di complicità e di interazione. Gli attori hanno spogliato letteralmente lo spettacolo di Bennett offrendo un interessante dietro le quinte di questa opera: la psicologia dei personaggi all’interno del delicato equilibrio di un rapporto di coppia, le reazioni dei coniugi diametralmente opposte davanti a un trauma imprevisto (tornare a casa e trovare l’appartamento completamente spoglio), i trucchi scenografici per dare il senso di profondità.
Ai detenuti sembra di essere nella platea dei Rinnovati. Immaginano. Riflettono. Sorridono (è uno spettacolo ironico). Applaudono.
Nudi e crudi sono però anche i detenuti di fronte agli attori. Percepiscono che la loro visita è davvero spontanea, voluta, sincera. E si fidano. Parlano dei loro errori o, per usare le parole della Monti, del loro lato oscuro che, in quanto esseri umani, ognuno porta dentro di sé. Si affronta il delicato tema dell’importanza della detenzione e del percorso di reintegro. Si discute di come sia difficile cambiare e ricominciare a vivere una vita normale una volta fuori senza l’aiuto di qualcuno.
Il teatro a questo punto è in silenzio, attento, partecipe. Non ci sono più, come all’inizio dell’incontro, i grandi attori da una parte e i detenuti dall’altra. E’ un confronto alla pari. Quasi una chiacchierata tra amici.
Ci sono solo persone. Alcune che hanno sbagliato e stanno pagando per quello che hanno fatto, altre, invece, che sono pienamente consapevoli che si può sbagliare. Non è andato troppo lontano dal vero un detenuto che ha osservato che la sola differenza tra loro che stanno dentro e alcuni che stanno fuori sta nel fatto che a loro li hanno presi…
E’ stato un incontro molto intenso e vero, grazie anche alla semplicità portata in carcere da questo trio.
A chi di voi, si è posto (anche per sbaglio) la domanda se i signori Calabresi e Monti sono davvero così “umani” come la TV spesso li ha ritratti, rispondo di no. Dal vivo, lo sono molto di più. Anzi. Voglio aggiungere un piccolo aneddoto che poteva (e doveva) rimanere tra le quattro mura del carcere. Non me ne voglia Maria Amelia.
Durante la discussione l’attrice milanese aveva proposto, come aiuto durante il percorso detentivo, un’iniziazione alla filosofia Buddhista che lei pratica abitualmente, consigliando qualche lettura sull’argomento. Saputo della presenza di una piccola biblioteca all’interno della casa circondariale, appena uscita dal carcere, si è recata, sua sponte, a una libreria del centro ad acquistare diversi libri da regalare alla struttura.
Un gesto semplice, spontaneo, sentito, come l’intera visita e che contribuirà, almeno in parte, a rendere più sopportabile il Natale a chi è costretto a trascorrerlo dentro una piccola cella. A chi di voi invece si è chiesto se la Monti anche “dal vivo” parla così come in scena, come in TV… rispondo di si. Nella stessa identica maniera!
Personalmente volevo fare i complimenti a Nicola Sorrenti (dei tre, per il momento, il meno noto) sia per gli interventi durante l’incontro in carcere, puntuali, profondi e mai banali, sia per la performance teatrale dove, vestendo i panni di un narratore stile Arancia Meccanica (con Mozart al posto di Beethoven) e di tutti gli altri personaggi secondari, ha mostrato un forte carattere, una grande poliedricità e una consistente presenza scenica. Bravissimo!
Per chiudere voglio denunciare che Paolo Calabresi, grande inviato delle Iene, leone quando si trova dall’altra parte del microfono, davanti a una delle tante domande scomode dei detenuti è fuggito senza dare una risposta convincente. Grande delusione per gli ospiti di Santo Spirito che continueranno, invano, a chiedersi: “Ma come è dal vivo la Ilary Blasi?”
Claudio Marini