Che la notte magica di Ognissanti sia una sorta di passaggio fra due stagioni e quindi fra due stati d’animo, è abbastanza chiaro a tutti. Un vero e proprio incantesimo pagano che possiamo chiamare in molti modi, fra gli ultimi anche adoperando il termine di Halloween.
C’è una leggenda, una bella storia in terra di Siena, che riassume e conserva tutte queste coreografiche caratteristiche: si racconta infatti che a Castiglion del Bosco, ad uno sguardo da Montalcino, in questa notte le streghe si univano ai morti in una sorta di demoniaco “ballo tondo”, girando per le strade bianche di quella splendida terra.
La storia che i vecchi di quelle campagne raccontavano, aveva anche alcuni particolari filmici: si diceva che sia le fattucchiere che i defunti fossero invisibili ai viventi, ma che mettendo un catino d’acqua ad un crocicchio, le strane creature della notte apparissero riflesse, mostrando il senso di questa lugubre e coreografica processione.
Una vicenda antica quanto il mondo, riportandoci alle Is Animeddas del sud della Sardegna, che oggi si sono trasformate in allegri bambini che vanno di casa in casa domandando: “Mi ddas fait is animeddas?” ovvero “Cosa offri per le piccole anime?”.
La circolarità di certe storie ci convince del fatto che nulla di nuovo è sotto il sole, anzi sotto la luna di fine ottobre, e che questa festa ha davvero radici che affondano nella nostre lontane origini.
Del resto la terra di Siena ha notti magiche come queste: dalla Candelora alla notte di San Giovanni, tutti momenti che rincorrono l’alba dei tempi. C’è un modo per ascoltare, come nelle antiche veglie, le storie magiche di Siena: venire all’Orto de Pecci la sera del 31 ottobre e gustarsi un “menù da paura” condito da queste leggende, sempre belle da ascoltare e da vivere, nonostante la devastante pressione dei nuovi tempi.
Massimo Biliorsi