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Palazzo delle Papesse festeggia un anno dalla riapertura con Opera Laboratori. Di Bello: “Sempre più produzione di cultura e bellezza”

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Stefano Di bello, coo Opera Laboratori, un anno fa l’azienda ha acquisito Palazzo delle Papesse, restituendolo alla città. In questi mesi il palazzo ha ospitato mostre e visitatori, fino all’attuale esposizione dedicata a Hugo Pratt. Qual è il bilancio di questo primo anno e quali i prossimi progetti?

 

“È stato un anno intenso. Abbiamo voluto passare da semplice società di gestione museale a realtà capace di progettare cultura in prima persona. Diventare proprietari di un bene così importante per Siena ci ha permesso di immaginare un percorso a lungo termine, dove il tempo non è più un vincolo ma un’opportunità. Non lo viviamo con spirito “geloso” di proprietà: lo abbiamo subito aperto alla città come spazio culturale. Il riscontro è stato immediato, soprattutto dai residenti, che hanno potuto riscoprire non solo le mostre, ma il palazzo stesso. Le esposizioni non hanno mai forzato la struttura: sono pensate per questo luogo, che diventa parte integrante del racconto. Il vero dialogo è con l’edificio, ed è questa, a mio avviso, l’operazione più significativa di quest’anno”.

 

Il legame dei senesi con Palazzo delle Papesse nasce anche dalla sua vocazione a una cultura diversa rispetto a quella tradizionale della città. Oltre vent’anni fa era un centro d’arte contemporanea all’avanguardia, oggi torna con una proposta differente da quella di Opera Laboratori, ma complementare. Cosa rappresenta per voi questo spazio?

 

“Il palazzo è nato per essere innovativo e abbiamo voluto mantenerne la vocazione, puntando su aggiornamento e dialogo interdisciplinare. È una struttura unica, pronta ad accogliere idee nuove: non a caso si racconta che abbia ospitato anche Galileo Galilei come luogo di rifugio e confronto. Da questo spirito è nata la Tessera del Curioso, che stimola la voglia di conoscenza e nuove esperienze. Molti senesi, che avevano seguito con attenzione la chiusura, sono tornati con famiglie e amici, partecipando alle iniziative organizzate. In realtà è il palazzo stesso a parlare: noi abbiamo solo aggiunto la componente espositiva, perché la sua vocazione naturale è quella di accogliere arte e progetti culturali”.

 

Siete partiti con Julio Le Parc, innovatore dell’arte ottico-percettiva. Poi con Hugo Pratt, che ha rivoluzionato lo storytelling del fumetto. E ora? Quali sono i prossimi progetti?

 

“La mostra di Julio Le Parc, realizzata con Galleria Continua e curata da Marcella Beccaria, ha inaugurato questa nuova stagione, aprendo a una dimensione che trasforma la visione in esperienza. Successivamente è arrivata Geografie immaginarie, con le tavole di Hugo Pratt curate da Patrizia Zanotti. Adesso inauguriamo una mostra altrettanto importante: quella dedicata ad Armando Testa. Con lui entriamo nel mondo della pubblicità intesa come arte e linguaggio culturale. È stato capace di raccontare il made in Italy e la realtà produttiva nazionale, trasformando la comunicazione commerciale in cultura condivisa. Questo è il nostro obiettivo: nobilitare la pubblicità attraverso l’arte. La mostra, curata da Valentino Catricalà, sarà un viaggio tra creatività e memoria, capace di parlare a chi ricorda le sue campagne ma anche ai più giovani. Come sempre, affiancheremo laboratori e attività didattiche per rendere accessibile il linguaggio dell’artista. Armando Testa è stato un innovatore e chi lavora nella comunicazione e nel marketing sa bene che resta il padre della pubblicità moderna, in Italia e non solo”.

 

 

Armando Testa non è una novità assoluta per Opera Laboratori: nei Luoghi dell’anima era già presente una sua opera. Visionario e lungimirante, in qualche modo incarna lo spirito di Palazzo delle Papesse…

 

“Lo avevamo inserito nel progetto Mete Contemporanee, realizzato per il Giubileo con la Diocesi di Siena. L’opera, Segno, reinterpreta la croce in forma stilizzata ed è esposta fino al 16 ottobre all’abbazia di Sant’Antimo, in dialogo con il grande crocifisso ligneo del XIII secolo. In un certo senso avevamo già intuito l’opportunità di approfondire la sua arte e portarla anche qui a Palazzo delle Papesse. Questo luogo, però, deve conciliare cultura e sostenibilità economica: l’investimento è interamente privato, dall’acquisto al restauro fino alla gestione ordinaria. Abbiamo creato nuovi posti di lavoro con tutte le garanzie, ma mantenere l’equilibrio resta complesso. È una sfida che affrontiamo convinti che la qualità sia l’elemento decisivo: abitare la cultura significa offrire mostre, cataloghi, visite e attività collaterali di alto livello. Stiamo già lavorando alla prossima esposizione, Abitare il Rinascimento, curata da Marilena Caciorgna e Laura Bonelli, in collaborazione con Vernice e Progetti. Non sarà una mostra da “vedere”, ma da vivere: ricostruirà la dimensione domestica di una residenza rinascimentale, con arredi d’epoca oggi considerati opere d’arte. In qualche modo sembrerà di entrare in un salotto del tempo, ricreato all’interno di Palazzo delle Papesse”.

 

Opera Laboratori è un’azienda che da nord a sud dell’Italia offre lavoro a migliaia di persone, con Siena al centro delle attività. In un mondo in cui la cultura è fondamentale e il bello rimane un linguaggio universale, come immagina l’azienda da qui ai prossimi anni?

 

“La nostra sfida sarà mettere sempre più al centro i laboratori: un grande opificio che produce cultura e bellezza, valorizzando le nostre competenze. Vogliamo rafforzare la dimensione della produzione artistica e dei servizi legati ai beni culturali. Un secondo asse sarà Art Guest, progetto che presenteremo al TTG di Rimini: non solo visitor center, come quello aperto alla Costarella di Siena o in altre città, ma un vero e proprio tour operator della cultura. Offrirà esperienze certificate e di qualità, pensate per un turismo diverso, in cui si possa davvero vivere e “abitare” la cultura. Il traguardo più importante sarà il 2027, con l’inaugurazione a San Gimignano della Città della Cultura. Un progetto, interamente sostenuto da Opera Laboratori in collaborazione con Comune e Regione Toscana, che non sarà un museo o un albergo, ma una vera città dove gli ospiti diventeranno cittadini per un giorno o più, vivendo la cultura in senso olistico: dall’arte all’ospitalità, dal cibo agli eventi, fino alla danza, alla musica e all’artigianato. Sarà il punto di arrivo di un percorso che ci vedrà attivi anche in molte altre realtà italiane, ma con l’obiettivo di mettere a sistema tutto il nostro saper fare”.

 

Katiuscia Vaselli