Il Corriere di Siena, negli anni Novanta del secolo scorso, lanciò un appello aperto a personalità del mondo delle arti e delle scienze, per valorizzare e tutelare il Palio di Siena come espressione culturale e sociale di una comunità. In quell’occasione il primo firmatario fu il poeta Mario Luzi, figura di primo piano nel panorama scientifico – letterario italiano e profondamente legato a Siena.
Quest’anno riparte questa nuova campagna di promozione e tutela di un evento unico al mondo, per le sue peculiarità, come il Palio.
Il primo sostenitore e firmatario di questo appello è stato il giornalista e saggista Aldo Cazzullo che lo scorso 2 luglio ha visto per la prima volta la carriera dal vivo. Abbiamo sentito il parere post corsa del giornalista che, con sguardo attento, ci ha offerto riflessioni interessanti.
Come ha vissuto questa sua prima esperienza in Piazza del Campo?
Fin dalla sera prima della Carriera ho potuto ammirare il forte senso di appartenenza dei senesi al Palio. Ho visto alcuni attimi della cena della prova generale della contrada della Torre e sono rimasto ammaliato dalla schiettezza del sentimento che lega il popolo al rione. Grazie ad alcuni amici ho assistito anche alla benedizione del cavallo e mi ha profondamente emozionato il fatto che il fantino Andrea Mari si sia commosso nel momento finale del rito. Gli attimi della mossa e della corsa sono stati frenetici e credo di aver sentito gli stessi sentimenti che tutti i senesi provano in quei momenti spasmodici. Non ho apprezzato ciò che è avvenuto tra Valdimontone e Nicchio, credo che si potessero attuare altre strategie durante la corsa. Quello che mi ha colpito maggiormente nei momenti del dopo corsa è stato il codice non scritto che esiste tra contradaioli e che cristallizza tensioni e confronti al momento del Palio.
Il fatto che Aldo Cazzullo sia il primo sostenitore di questa iniziativa è significativo in particolare per la sua attenzione verso tutti quei temi che parlano, ognuno attraverso caratteristiche specifiche, di un concetto ancora particolarmente dibattuto come la National Identity italiana. Per lei il senso di appartenenza dei senesi è paragonabile all’attaccamento verso la Nazione?
Ho accolto subito con piacere l’appello lanciato dal Corriere di Siena. La città viene da un periodo duro, di forte crisi finanziaria e sociale, ma grazie alla sua forza interiore sta riuscendo a superare le avversità. Vedo nel Palio il punto di partenza per una rinascita. Oggi mi trovo ad Atene e qui si misura bene cosa vuol dire il collasso di una comunità, la resa a una crisi. Questo a Siena e in Italia non è accaduto. Viviamo in un momento in cui c’è la necessità di riscoprire alcuni valori e l’Italia dovrebbe guardare a Siena per ritrovare certi principi legati al concetto di identità nazionale. .
C’è un fatto che mi è subito balzato alla mente quando mi sono avvicinato al mondo del Palio, le contrade avversarie si fronteggiano, ma poi nei momenti più drammatici, come per la morte di una persona, certe connotazioni vengono meno. Questo è bellissimo in quanto manifestazione spontanea di valori come la fratellanza e il rispetto.
Inoltre anche il successo della diretta televisiva, con un netto aumento dell’audience, evidenzia quanto la nazione si senta vicino al Palio e ne riconosca il valore sociale.
Prima del noto giornalista molti illustri scrittori, poeti, saggisti, storici ed esponenti del mondo della cultura avevano scritto pagine memorabili sul Palio e sull’essenza stessa che la Festa racchiude al proprio interno.
Piccoli cammei che descrivono sensazioni ed emozioni, risvegliate negli animi degli illustri letterati alla vista di uno spettacolo così unico da lasciare senza fiato. La cosa che colpisce è che ognuno di loro è riuscito, con stile leggiadro ed elegante, a fotografare un attimo di quel momento che appare essere il più lungo della nostra vita e che, nel suo ripetersi con ciclicità, presenta aspetti particolarmente innovativi che ci distolgono dalle teorie sul mito delle origini. Un lento susseguirsi di ritualità che ogni volta assumono connotati nuovi. Parafrasando le parole di Cazzullo potremmo dire che proprio nel rito dovremmo ricercare l’essenza stessa della nostra esistenza. Nei valori che il mondo del Palio racchiude al proprio interno troviamo il senso dell’appartenenza al rione che diviene parte di un tutto che si chiama Siena.
Il Palio è questo, è voglia di vivere emozioni di riscoprire sensazioni di un passato che torna a manifestarsi davanti ai nostri occhi ogni anno. Tutto ciò diviene un legame indissolubile con le nostre radici che, proprio grazie al rito, permette a ognuno di noi di distogliere l’attenzione, anche se solo per poco, dalla frenesia del tempo “delle macchine” per riscoprire l’ebbrezza ancestrale di un passato che fu e che diviene inspiegabilmente presente.
L’iniziativa del Corriere di Siena è un elemento significativo all’interno del dibattito culturale proprio grazie al fascino che si ritrova guardando a tradizioni radicate nel nostro background culturale.