Verbale dell’Assemblea Straordinaria del Comitato Bomboloni del 29 giugno 2018
“Ovvìa, la smetti di frigna’?”
“Ma io volevo corre’!”
Cascano in terra a goccioloni le lacrime del grigio sconsolato, lì, nell’angolo di Piazza del Mercato dove s’è riunita l’Assemblea Straordinaria del Comitato Bomboloni per discutere e deliberare sui fatti del giorno.
“C’hanno fatto tutti fòri! Quando so passato pe’ veni’ via, ho visto un paio di bordelli co’ le mani nei capelli. Ah! Per me faranno loro. FATE BOVIS”.
“Oh rincoglionito! Si dice ‘vobis'”.
“No, volevo di’ proprio ‘bovis’! Perché alla fine gli tocca corre’ co’ bovi che tirano il Carroccio!”
Facciamo un sunto: a Siena c’è il Palio. Niente di strano, lo fanno tutti l’anni (per ora), ma sembra che via via i senesi si siano rimbecilliti e tentino di spoglia’ i 4 giorni, lasciandogli gnudi, senza emozioni, senza fremiti, senza boati a spacca’ in due il silenzio. ‘Nsomma, qui i più lezzi di tutti so proprio loro, i cavalli!
“Brutti ingrati! Lo sai quanti l’ho vinti io? Due! Due gliel’ho portati!”
“Oh stai zittino e ringrazia il cielo di ‘unn’avelli vinti dell’altri, sennò ti facevano fòri per manifesta superiorità!”
Poi arriva una femmina tutta dinoccolata, piccina ma elegante, una di quelle che ti fanno sogna’ quattro giorni. Arriva piano, zoccolo dopo zoccolo, col muso basso che guarda l’asfalto e l’occhi umidi anche lei.
“‘Unn’ho nemmeno avuto il tempo di rendemmene conto. Me l’avevano detto, sai, che ‘un dovevo vince. Che qui se vinci, prima ti fanno senti’ come una regina e poi, via! Ti fanno fòri, tante volte tu toccassi anche a quell’altri. Sapete che mi manca più di tutto? I cittini. Dopo la prova, tutti affacciati a guardammi gira’, qualche temerario veniva a dammi una carezza e io pe’ dispetto facevo finta d’esse lezza. Chissà se le sentirò ancora, quelle carezze…”
“Lo sai a me che mi garbava, invece? Anda’ in su! Si partiva tutti insieme, mi vestivano a festa e s’andava… ‘Un ve lo sto nemmeno a di’ quel che unn’è stato quando l’ho sentiti canta’ pe’ la prima volta. Un’ me l’aspettavo mica! Ce l’avevo tutti dietro, con queste belle voci piene che facevano trema’ le pietre e a me m’arrivavano fino al cuore. Più cantavano e più c’avevo voglia di corre… Lo vinsi quel Palio eh! Lo vinsi per loro. Per tutti loro”.
E poi, tra un ricordo e l’altro, a tutti ritorna in mente quella volta che so’ diventati Bomboloni, quando il Sindaco l’ha assegnati e hanno visto salta’, bercia’, qualcuno piangeva come un cittino, quello che abbracciava quell’altro, uno che si girava a cerca’ la rivale e poi il bacio, quello in mezzo all’occhi, quello che solo un barbaresco sa dare.
“Ma lo sapete cos’è che mi fa girare gli zoccoli? Hanno ammazzato la libidine. Io un’ lo so se è colpa dei capitani, se so’ i veterinari, se è colpa del Sindaco o della crisi economica. Ma a me mi sembra che qui sia tutto piatto: un’ salta più nessuno, un’ c’è più attesa… Ormai s’aspetta più il fantino che il cavallo. Ma un’ l’hanno capito che senza di noi, il Palio unn’è Palio?”
E la domanda resta lì, sospesa a mezz’aria. I proprietari arrivano a richiamare i loro eroi, li accarezzano con la delusione negli occhi e, piano piano, il Comitato Bomboloni si scioglie.
Tutti tornano a casa con l’amaro in bocca ma, forse, quelli più lezzi di tutti so’ proprio loro, i contradaioli, che hanno perso l’emozione dell’attesa, della speranza, che un’ ci capiscano più niente e che, ormai, sanno che uno vale l’altro, che tanto uno lo vince, ma che per quattro giorni staranno lì, a canta’ più piano, a spera’ di meno.
Arianna Falchi