Tirare fuori il fazzoletto buono. Vestirsi bene. Non prendere per il collo il primo ospite che ti chiede dove si può comperare il foulard della contrada. Tutti in piedi all’inno, e tutti seduti al proprio posto senza fare la sfilata tra i tavoli tipo Pitti moda per far vedere il vestitino nuovo comperato per l’occasione.
Ricordatevi che il servizio deve servire, sennò è inutile lamentarsi perché la cena comincia in ritardo. Non pensare ad Erode quando i bambini per la dodicesima volta ti sono “passati sopra” ma rammenta che quelli saranno la linfa vitale della tua contrada. Prestare attenzione ai discorsi del priore (in genere trascinante con quel pizzico di retorica che non guasta, nell’occasione), del capitano (vibrante o freddino a seconda della situazione, ma comunque sempre speranzoso e positivo. E ci mancherebbe altro!) e alle due parole due (quando va bene) del fantino.
Per il priore: si consiglia vivamente di salutare prima i propri contradaioli degli ospiti, perché l’ospite è importante, ma i contradaioli lo sono di più.
A cena finita non abbandonare subito il rione anche se il figliolo già dorme in piedi. Meglio restare seduti e rammentare con i vecchi della contrada “il poro quello…e il poro quell’altro”. Dopo l’ultimo “ovvia s’è fatto tardi” ognuno si rechi nella propria dimora perché domani vi aspetta una lunga giornata.
Beppe dell’Arco (ovvero: fai come faresti)
Disegni: Mirella Menciassi