E’ stato presentato ieri il numero unico della Contrada della Lupa per celebrare le vittorie del 2 luglio e del 16 agosto 2016.
Un numero unico per essere davvero tale può essere straordinario o nel contenuto o nella forma. “Duemilasedici”, la pubblicazione della Contrada della Lupa nata per celebrare lo storico “cappotto” di quest’anno, va sicuramente nella prima direzione. Il librone è stato presentato ieri dal capitan-priore Gabriele Gragnoli nella sala delle vittorie.
Niente trame o fili conduttori particolari, al centro delle pagine del numero unico lupaiolo c’è un mese e mezzo che ha stravolto, in senso buono, il rione. Il 29 giugno la Lupa è entrata in Piazza da “nonna” del Palio per via di un’attesa lunga 27 anni, il 16 agosto si è ritrovata a gioire per il secondo cencio portato dall’accoppiata Scompiglio-Preziosa Penelope. Solo la cronaca di questo passaggio clamoroso dalle stalle alle stelle è materiale sufficiente per tante pagine. Accanto al racconto e al tratteggio dei personaggi di questa storia epica (con una Penelope nella stalla non poteva che essere così), ci sono anche i visi dei contradaioli, quelli di tutti i giorni in società e quelli un po’ meno, quelli che si sono allontanati e quelli che sono appena arrivati. Un popolo, insomma. Un popolo fatto da persone differenti, nella vita come nell’aspetto, ma tutto deformato da quella strana espressione tra il sorriso e il pianto che è il Palio di Siena. Probabilmente ci vorrebbe un neologismo per definirlo.
Allegata al numero unico c’è una pennetta usb che contiene un filmato, “Dalla cuffia al cappotto”, che completa il racconto del 2016 lupaiolo. Anche in questo caso la scelta è di far prevalere l’essenzialità degli avvenimenti, senza enfasi particolare, perché la magia e lo straordinario è già in quello che è accaduto. Non è un caso, quindi, che il filmato inizi con Marisa Bertini, autentica istituzione in Vallerozzi, intenta a narrare a due bambini la favola di Preziosa Penelope e di Scompiglio.
In sostanza la Lupa ha scelto di essere in qualche modo ordinaria per una storia talmente straordinaria che, forse forse, a raccontarla con alzate d’ingegno particolari si rischiava di “macchiarla”. I lupaioli hanno scelto così la semplicità di un capolavoro senza tempo.
Emilio Mariotti