E se si vince? E se si perde?

Sì, ma per il giorno dopo come faccio? Mettiamo che si vinca. Bisogna che chieda le ferie. Mica posso andare a lavoro dopo che ho passato la notte in bianco. Eh, ma quando le chiedo le ferie? e quante ne chiedo?

Va bene: gli dico “oh! Io, come vada vada, fino a una settimana dopo il Palio, a lavoro non mi ci rivedete: ho vinto il Palio e per almeno una settimana vi vo nel baugigi a voi e al lavoro e v’arrangiate”. Fosse così semplice. E’ che poi, tanto, me la fanno pagare. Cheddici: non li conosco i miei polli!

E se si vince, poi, ci sono tutti cenini da fare. Eh, è un salasso di nulla. Ma che fai? Non ci vai? Meglio! E anche per la salute…eh…non ci s’ha mica più vent’anni, che si digeriva anche i sassi e si poteva dargliele secche per un mese a fila. Ora…e i trigliceridi…e il colesterolo…e il reflusso gastrico…e quella puttanadellamiseria.

E se si perde? Come faccio a andare a lavoro la mattina dopo? Mi par di sentirli e vederli: “o come è andata? O che Palio avete fatto? O il capitano che v’ha detto?”. Ci ha detto che mestiere fa la tu’ mamma e quanto prende; senti che ci ha detto.

Figurati se, poi, invece, vincono “quell’altri”. Qui sì che mi conviene pigliare le ferie. Ma quelle lunghe. Anzi: l’aspettativa.

Comunque si metta, voglio vedere come la strigo. Eh è un casino di nulla, mira! Madonna mia santissima, che ansia!

Maura Martellucci