Vedere il Palio a Siena può essere a scelta – due cose: un’esperienza esaltante da ricordare per tutta la vita, oppure una giornata di inferno da cancellare dalla memoria …giurando di mai più commettere. A evitare la seconda sciagurata ipotesi gentil forestiere ti sia gradito prestar per breve minuto udienza ai consigli che ti offro, i quali se vorrai seguire potranno forse aiutarti a godere a fondo questa strana cosa che si chiama Palio. È vero: non è più, questo, tempo di doviziosi e ricercati viaggiatori che, le tasche ben munite di denaro, si spostavano attraversando la penisola per lo spazio di qualche mese; che viaggiavano con la scorta di camerieri e lacchè; che si piazzavano in città per qualche settimana e ne assaporavano a lungo tutta la cultura e la storia prima di inserire nella loro visita anche una spesso compiaciuta sosta in qualche balcone di Piazza dei Campo in occasione del Palio. I tempi cambiano, mio buon amico forestiere. Sempre di più è la gente che si può permettere di viaggiare anche se, ovviamente, non con tanta disponibilità di tempo e di denaro, massime in tempi tanto calamitosi come in oggi si vede. Purtuttavia, arrivare a Siena solo la mattina del Palio può risultare sconvolgente: si rischia di capire, di esso, solo il lato peggiore: quello della confusione, della folla per le strade, delle bancarelle prese d’assalto da collezionisti di souvenirs made in China, degli alberghi superaffollati, dei ristoranti tutti esauriti. Cerca, buon amico forestiere, se puoi, di arrivare qualche giorno prima: vedrai una città che si prepara lentamente al suo rito, capirai l’attesa de’ Senesi e soprattutto capirai perché dopo un anno – aspettano con tanta ansia di vedersi assegnare un cavallo, di provare il gioco della fortuna e degl’inganni e dell’abilità che è il Palio. Potrai capire, così, che i Senesi non sono come talvolta si ama dipingerli una genìa di bizzarri che vivono fuori del mondo e del tempo, ma che al contrario sono gente con il gusto della giostra, della rivalità rituale, dell’identità di gruppo. Che è, poi, ciò che ogni uomo d’ogni città faceva secoli or sono. Capirai che i Senesi non sono anomali, ma che, anzi, sono la più normale gente del mondo, perché pur vivendo quotidianamente nel tempo e nei problemi dell’intero mondo attuale, hanno, tuttavia, saputo mantenersi intatto un modo di stare nella modernità senza dimenticarsi delle loro più antiche radici.
Con questa consapevolezza, amico forestiere, immergiti in una festa che, più che “festa” nel senso classico del termine, è un rito che riattualizza, sotto forma di metafora, la guerra e lo scontro di parte e di fazione. E non dar retta a certi luoghi comuni stantii e muffosi di chi ti racconterà che il forestiere a Siena, in quei giorni, è malvisto. Stupidaggini: il visitatore è, anzi, pienamente rispettato. A patto, ecco, che anch’egli rispetti. Evita dunque di infilarti con il tuo tecnologicamente favoloso e invidiabile, ma un po’ violentante – smartphone o tablet, o quel che canchero è, in mezzo al corteo dei contradaioli che vanno al Duomo; evita di sgomitare per farti un -come si chiama usualmente con parola di rara bruttitudine- selfie davanti al cavallo quando entra in chiesa per essere benedetto; evita di pararti davanti alla comparsa che si schiera per muovere dal rione pretendendo, magari, che essa rallenti il passo per permetterti di fotografarla. Il Palio è bellezza estetica, è colori, è suoni, è sensazioni che nessuno ti rimprovererà se cercherai di catturare e di portare con te: anzi, saremo felicissimi, noi Senesi, se tutto questo entrerà a far parte anche della tua cultura, oltre che della nostra: se potrai dire, un giorno parlando, che il tuo essere europeo (se sei europeo, ma se non lo sei non cambia molto) è fatto dalle architetture di Chartres, dal Ponte di Praga, dal Duomo di Monreale e anche, perché no?, dal Palio di Siena. Ma cattura tutto questo con garbo, con riservatezza, senza la sguaiataggine della quale ahinoi sembra nutrirsi una buona parte dei turismo pressapochista di oggi. Fa’ tutto ciò che vuoi, ma fallo con delicatezza: non ti dimenticare che questo momento è nostro: non solo nostro, certo, ma prima di tutto, senza dubbio, nostro. Può darsi, buon amico, che ti capiti di veder qualcosa che potrebbe turbarti o eccitarti: può darsi che la rivalità rituale tra contrade possa, in qualche caso, sostanziarsi in rivalità esplicata e combattuta.
E non necessariamente nella forma cavalleresca della giostra sull’anello di tufo. In poche parole e fuori da ricercate perifrasi: può darsi che tu ti imbatta in due gruppi di contradaioli che distinti da diversi colori se le danno di santa ragione. Evita di trovare tutto ciò molto folkloristico e colorito e di piazzarti a gambe larghe a fotografare e riprendere ciò che accade: non sarebbe gradito. Può darsi che esplicitare la rivalità alzando le mani non sia in regola con i canoni della cavalleria, ma qui può accadere; e non credere, che quei giovanotti che si misurano manate stian facendo per celia, per divertire gli altri o per passare il tempo. No, no: quelli se le dan davvero. E in genere non amano che estranei stiano a guardarli mentre lo fanno. Evita di mostrare eccessivamente la tua curiosità e soprattutto evita di commentare a alta voce. Su queste faccende non amiamo che ci sian dati consigli, ammaestramenti o ammonimenti da chicchessia: Io facciamo dasecoli, vuoi essere proprio tu a spiegarci che non lo dobbiamo fare? È arrivato il gran giorno, amico forestiere. Il mortaretto spara il colpo per indicare che in Piazza “si fa pulito”. Evita di arrivar tardi, di spremerti alle transenne mentre vengono chiuse implorando mercé al vigile urbano perché ti faccia passare; se sei fortunato possessore di qualche costosissimo posto in palco, accomodati in tempo. Magari portati dietro un cap¬pelluccio per ripararti dal sole che non perdona; mettiti un abito comodo, fresco, non impacciarti in vestimenti che ti sarebbero solo di uggia per il lungo e caldo meriggio. E non temere se che Dio non voglia dovessi sentirti un poco imbarazzato dall’eccessiva calura: la Piazza è dotata di punti di soccorso presso i quali sarai prestamente ristorato e restituito alla pristina salute. L’importante è che tu non ti faccia prendere dal panico: può darsi che la vista di qualche decina di migliaia di persone stipate nella Piazza tutte insieme incuta inquietudine e impressione di sgomento, ma sappi che dietro tutto questo c’è una macchina organizzativa efficiente, in grado di esserti di aiuto se ne avrai bisogno.
Se avrai deciso di goderti lo spettacolo dalla Piazza usa le stesse precauzioni. Magari non pretendere di volerti riparare dal sole aprendo un ombrello, ché daresti disgusto ai tuoi vicini; né di far godere lo spettacolo al tuo fanciullino issandolo sulle spalle: quelli dietro di te ti inviterebbero a farlo scendere, e lo farebbero con indubbia (e giustificata) forza di persuasione. Chiedi pure, se credi, spiegazione ai tuoi vicini se qualche figura del corteo storico non ti è chiara, ma non annoiarli: se non son Senesi ne sanno quanto te; se son Senesi stanno già pensando a quel che accadrà fra un’ora e di certo non avranno granché voglia di discorrer piacevolmente. Procurati una di quelle ben fatte e gratuite guidine che enti e agenzie di turismo cittadini approntano all’uopo: capirai tutto facilmente e senza disturbare altrui. Ecco, il corteo storico è finito; è entrato il Carroccio con il Palio sopra e con quella campanina che rintocca e finisce per scoprire del tutto i nervi dei Senesi.
Non sorridere né celiare, se vedi qualche viso farsi più bianco, o a qualcuno cedere i nervi e mettersi a piangere a dirotto. Né voler essere premuroso e chiedere se c’è qualcosa che non va. Certo che c’è qualcosa che non va: non va l’esser Senesi in questo momento, perché si sta troppo male e il mal di stomaco è una furia che divampa. Ma è normale: lo abbiamo scelto noi di essere così. Ora escono i cavalli dall’entrone e vanno al canape: non dire nulla, non chiedere nulla. È il momento più tremendo per chi è nato qui: rispettalo. Entrano al canape: assisti e taci. Intorno a te succede di tutto: il Palio è anche questo. Vivilo, capiscilo, ma non cercare di esserne anche tu parte. Riusciresti solo a dar forma ad una parodia: risparmiatela e risparmiacela. È solo poco più di un minuto: ora tutto è finito. Qualcuno urla, qualcuno smoccola, altri si disperano. Continua il tuo taciturno riserbo e modera il desiderio di immortalare il dolore di chi ha perduto. Evita anche di andare a congratularti con chi è arrivato secondo. Qui arrivare secondi è peggio che arrivare ultimi: lascia perdere. È tutto finito, ora. Goditi l’euforia dei dopocorsa; riordina le tue idee; analizza immagini ed emozioni. Ripensa. Noi il nostro officio l’abbiamo esaurito: vogliamo solo sperare che di questa città e di questo rito, unico nel suo genere, ti sia rimasto un piacevole ricordo.
Duccio Balestracci, senese, a uso de’ Visitatori di Siena nei giorni del Palio, a evitare gl’inconvenienti e accidenti vari e disgusti che possano accadere in tale occasione.