Il 1 luglio 1594, tra i miracoli già attribuiti alla statuetta della Madonna di Provenzano salvata dal fucile dell’archibugiere spagnolo, ne accade uno davvero straordinario: mentre si adorna il tabernacolo per il giorno successivo, 2 luglio, in cui si celebra la Visitazione di Maria, una prostituta del rione, tal Giulia di Orazio, colpita da un male incurabile, inizia a schernire gli uomini al lavoro e a bestemmiare la Madonna. Poco dopo, però, viene colta da un improvviso pentimento e comincia ad invocare il nome della Vergine ed a chiedere perdono di fronte alla statuetta. Il giorno dopo Giulia si sveglia completamente guarita e ben presto la notizia del miracolo fa il giro della città, aumentando a dismisura la venerazione verso l’immagine mariana. Del resto altri ne erano già stati attestati: la Madonna di Provenzano era apparsa più volte a Stefano d’Agnolo, detto il Sarteano, e gli aveva restituito la vista quando, in vecchiaia, era rimasto cieco; altrettanto, si diceva che anche Pietro Vernale e sua moglie Maddalena, entrambi infermi, avevano riacquistato la salute pregando l’immagine sacra. Inizialmente nessuno, tranne alcune meretrici del quartiere, che iniziarono a venerare l’immagine accendendone lumi e portandone dei fiori, volle credere ai fatti narrati, ma dopo questo 1594, detto anche anno dei miracoli, l’arcivescovo chiese il riconoscimento ufficiale del culto e la Santa Sede approvò i fatti prodigiosi avvenuti per intercessione della Vergine Maria venerata in Provenzano e stabilì, unitamente alle Magistrature civiche, che si dovesse procedere alla costruzione di una Santuario, per collocare decorosamente l’immagine e agevolare il grande afflusso di pellegrini che continuamente le rendevano grazie. I lavori della basilica, affidati agli architetti senesi Domenico Schifardini e Flaminio del Turco, iniziarono nel l’anno successivo e terminarono nel 1611.
Maura Martellucci e Roberto Cresti