E’ nostra ambizione leggere segni magici in ogni drappellone. Guai se non fosse così, avremmo perso quello che ci attribuiscono da secoli: “Ma quello è matto? No, è di Siena”. Figuriamoci se davanti abbiamo un cencio denso di allegorie come quello del maestro Coenegracht, pittore delicato e gentile, che ci ha regalato un messaggio denso di riferimenti, di richiami nostalgici.
Un Palio di donne, anzi di femmine, che è poi ben altra cosa. Che vinca intanto un’altra cavalla? Più che possibile. Se i senesi fossero liberi di disegnare la loro città, come hanno fatto fino al XVI secolo, la disegnerebbero a forma di donna, come una fronda abbandonata sul tufo, un po’ alla Fazio degli Uberti.
Un Palio da desideri proibiti: basta osservare quella danza fra i fiori, per rammentare quei cantastorie di fine ottocento che raccontavano di belle senesi e delle loro vicende amorose, vicende piene di voglia, di latte, di carne, di desideri proibiti. Noi adoriamo le donne senesi che hanno la persuasione di possedere un frutto dolcissimo, capace di attirare gli uomini come i fiori le api. E gli uomini le desiderano e insieme le temono e vanno pallidi ai convegni d’amore, come un ladro al tesoro e come la vittima all’assassino. E in questa aria descritta un po’ come faceva l’Ariosto, con le senesi un convegno d’amore è un po’ come un convegno di congiurati, tanto che poi ci viene da descrivere la notte “dolce, gioconda, avventurosa”, con le stelle che soccorrono i dolci frutti d’amore con fievole lume, e la porta che non stride sui cardini e il sonno che fa sordi e ciechi i vicini.
Scusate la digressione: parlavamo di magia, ma fra donne e mistero il passo è breve. Eccoci al pittore “medium” di arcane volontà: l’impasto dei colori ci porta prima verso via del Comune e poi in Castelvecchio. Ma questi sono segni evidenti, troppo evidenti.
C’è una piccola ferita grafica, quasi nascosta. E’ il simbolo dell’Ermete, il quadrato magico. Come mai si trova nel cencio di questo pittore belga? I senesi affacciati alla magia non si fanno ingannare da frasi di circostanza. Questo è il simbolo che meglio di tutti unisce il sacro e il profano. Ci porta al Duomo e ai suoi dintorni, ad un grande volo di animale. Un volo di Aquila, aggiungerebbe qualcuno. Vedremo.
Una donna in trionfo? Non ci sono certo donne fantino, nemmeno capitane, ma due donne priore. Che sia di una di loro la gloria? La presenza femminile è straripante, esce dal razionale e attraversa la piazza. Ci sono Contrade dove la loro presenza è ancora più forte. Pensateci voi a fare qualche nome. Questo cencio rappresenta le nozze della donna con la natura: da questo carnale matrimonio nascono le terre di Siena, quelle nuvole che vi stanno sopra, ma anche le statue, i palazzi, tutte le opere della terra e del cielo: tutto ciò che fa del popolo senese il più misterioso popolo del mondo.
Massimo Biliorsi
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