Tornare a casa per le feste o per le vacanze è un’occasione importante per potersi fermare, riflettere e fare una sorta di bilancio sul periodo trascorso fuori, su come è cambiato il rapporto con la famiglia o con gli amici. Tornare a casa per il Palio però è anche un modo di fare il bilancio proprio con Siena stessa e a volte la distanza permette di vedere le cose in modo più critico, stimolando un confronto tra la città in cui si è cresciuti e quella in cui si è andati ad abitare. Ma è la nostalgia che fa apprezzare di più i momenti, i dettagli, la quotidianità che la contrada riusciva a dare in ogni mese dell’anno, non solo per il Palio. “Tornare vuol dire rendersi conto che si è in perdita con il tempo passato in contrada – spiega Achille – motivo in più per vivere i giorni del Palio in maniera più diretta e serena, facendo in modo di frequentare il più possibile… È una delle cose delle tue radici che puoi mantenere nei ricordi quando sei lontano”. Nonostante ciò i “quattro giorni” non riescono sempre a colmare la mancanza del servizio, del lavoro all’interno delle commissioni, e delle mansioni che nel tempo erano diventate un’abitudine. “È stato strano tornare in contrada per una cena e rendermi conto che i tavoli erano già pronti e montati – racconta Francesco – ma che non ero stato io a farlo”. Sono proprio i dettagli a suscitare sensazioni diverse, e a volte si fanno spazio nella mente legandosi ai ricordi che attribuiamo ad un luogo. “Di Siena mi manca camminare per strada, nel territorio del mio rione e conoscerne tutti gli angoli – dice Bianca – avere un ricordo collegato a ogni punto della città al quale è legata un’emozione, spesso anche forte, ma che lo è ancora di più quando l’ho condivisa con tante altre persone”. Ci si può spostare sempre, andare ovunque, ma Siena resta immobile sotto il peso della storia, viva e longeva. Spesso può capitare che la vita sia imprevedibile, succede che le cose non siano sempre sotto controllo, spesso ci si sente in balia degli eventi, delle scelte e delle tensioni. Quando si è giovani, lontani da casa e con pochi punti di riferimento è bello avere la certezza che esiste un posto in cui anno dopo anno il 2 luglio e il 16 agosto, una città in perfetta sincronia realizza il suo rito secolare, e che quel posto è la tua città. Dove il mondo intero continua la sua sfrenata corsa quotidiana, mentre nella Piazza il tempo si ferma. La certezza che in un minuto e mezzo nulla è totalmente certo, fino a che non scoppia il mortaletto, e la sorte decide quale destino premiare.
Clelia Venturi