Da una parte c’è Madonna Louise Veronica Ciccone, l’artista femminile più venduta di sempre, nonché quarto artista musicale più venduto in assoluto secondo il Guinness dei primati, e dall’altra c’è la Madonna, madre di Dio, Maria Santissima Assunta, Patrona e Regina di Siena e del suo antico Stato, unica vera protagonista del Palio e motivo per cui il Palio si corre a Siena, denominata appunto come Civitas Virginis.
Da un lato il commento rilasciato sui social e visto dal mondo, da parte della cantante: “Il mio sogno da tanti anni era assistere al Palio di Siena, che si corre proprio il giorno del mio compleanno, il 16 agosto” e “non ci sono parole per descrivere l’emozione, la suspense, la solennità dell’evento!!”, una pubblicità che Siena e il Palio non hanno mai avuto prima. Mai. Dall’altra non vogliamo nemmeno pensare a quale potrebbe essere il commento di Maria Vergine di fronte a una serie di “scivolate” su bucce di banana che la città ha fatto in questi giorni.
E bisogna mettersi d’accordo sulla direzione che vogliamo prendere perché altrimenti è inutile evidenziare che le Contrade e il Palio sono parte dello Statuto del Comune (è vero ed è un unicum) ma alle parole devono seguire i fatti.
Facciamo un passo indietro, al 14 agosto, giorno della processione dei Ceri e dei Censi: un brutto temporale (annunciato) ha costretto i bambini delle Contrade e i popoli a rimanere chiusi in Duomo, i trittici in Comune. Ora, quando si vuole difendere il Palio bisogna sapere che quello dei Ceri e dei Censi è, a livello storico probabilmente è l’elemento più antico sopravvissuto fino ad oggi: “(…) documentato fin dal secolo XII, il Corteo dei Ceri e dei Censi nasce contestualmente all’affermarsi della signoria del libero Comune di Siena. Era infatti un vero e proprio gesto di vassallaggio alla Repubblica quello che ogni anno, in occasione della festa di “S. Maria di mezz’agosto”, compivano tutte le terre e i castelli dello Stato senese, insieme ai nobili e ai signori. L’Assunta si configura quindi come la vera e propria “festa nazionale” della Repubblica di Siena, momento in cui tutte le componenti, quelle stesse che oggi sfilano nel Corteo storico prima del Palio, rinnovavano il proprio atto di sottomissione alla Vergine Maria, personificazione stessa dello Stato senese, portando offerte in cera e danaro presso la Cattedrale (Domus Mariae). Il Corteo dei Ceri e dei Censi è sopravvissuto anche alla caduta della Repubblica (1555), rimanendo integro nel suo aspetto spirituale e devozionale: il popolo senese ha continuato questo omaggio in perfetta linearità con la sua origine, riaffermando nella devozione alla Madonna l’antico anelito, mai sopito, alla libertà e all’unicità della propria indole culturale (…)“.
Negli anni non è la prima volta che succede ma stavolta – tecnologia alla mano – il temporale era stato ampiamente annunciato quindi perché non provvedere a far andare direttamente i trittici delle Contrade in Duomo per poter celebrare degnamente l’accensione del cero (del Comune, peraltro)?
Non è bastato: la pioggia del 14 agosto ha costretto al rinvio della terza prova e a una nuova stesura del tufo all’alba del 15, tanto che era in dubbio anche la possibilità di correre la quarta prova della mattina. Il lavoro degli operai del Comune ha permesso di poter effettuare la prova, necessaria per i cavalli sì ma alle 10: alle 10 la pista non era assolutamente pronta per un eventuale prova di galoppo ma, si badi bene, alle 10 del 15 agosto si celebra la Messa solenne in Duomo proprio nel giorno dell’Assunzione di Maria, alla presenza delle Autorità cittadine, delle Contrade e del popolo. Alla solenne celebrazione il sindaco Nicoletta Fabio non è andata, è rimasta alla prova e in Duomo è andato il vicesindaco Michele Capitani. Niente di strano, per carità, se non fosse che è il Comune che decide – quindi il sindaco – e che si poteva spostare la prova alle 11.30 con il tufo a posto grazie al sole cocente e rinviare di un po’ la cerimonia di consegna del Mangia (che esiste dal 1952, non da secoli, per quanto importante). Questo avrebbe sicuramente evitato un grosso scivolone istituzionale, soprattutto nel momento in cui il sindaco ha aperto la cerimonia del Mangia con le scuse per l’assenza alla Messa. Scuse che, ci venga concesso, sono state peggiori dell’assenza stessa in Duomo.
Questo preambolo serviva per arrivare al 16 agosto, interviste dopo Palio. Il sindaco dichiara ai giornalisti (Alessandro Pagliai prima e Franco Masoni dopo, ndr) in risposta alla domanda relativa alla presenza della rockstar Madonna: “Ne ho avuto notizia dalla stampa (…). Non so quanto possa avere compreso (…) L’auspicio è che sia stata consapevole. Madonna per me è l’Assunta patrona e regina di Siena (…)”. Delle due l’una: se per il sindaco la Madonna è solo quella dell’Assunta, perché non si è impegnata a essere presente all’appuntamento più importante del Palio, in Duomo? E se, giustamente, auspicava che l’artista fosse consapevole della Festa di Siena, perché non inviare – anche se la presenza di Madonna era in forma privata il sindaco poteva sapere tutto ciò che voleva sapere – un omaggio, un saluto, una qualsiasi forma di benvenuto invece di dare risposate visibilmente stizzite alle domande dei giornalisti?
Ecco, questo è un ritratto della città che non vorremmo mai vedere. Il sindaco è il sindaco, non è (più) un dirigente contradaiolo (e anche quelli devono essere illuminati, non ripiegati su se stessi) che parla solo con retorica del Palio e delle Contrade. Altrimenti è inutile riempirsi la bocca di tradizioni e tutela. Cominciamo noi per primi a rispettare il Palio. La forma, spesso, è sostanza.
Katiuscia Vaselli