La strana vicenda del cavallo scambiato

Nel narrato popolare del Palio, all’interno di quella non piccola messe di storie inventate o riscritte e amplificate su un elemento di realtà, si inserisce anche la vicenda rocambolesca e romanzesca del cavallo scambiato.

Secondo la vulgata, infatti, in occasione del Palio di luglio del 1766, durante la tratta che si svolge presso la porta di Camollia, dopo che sono stati già assegnati otto cavalli, e ne restano solo due, uno ottimo e uno pessimo, il barbaresco della Tartuca si impossessa con destrezza di quello migliore (un morello di proprietà dell’oste dell’Osteria della Scala), ad onta del fatto che esso – a testimonianza di tutti i presenti – sia stato assegnato all’Istrice.

Quest’ultima Contrada, vistasi palesemente defraudata, fa intervenire un suo protettore, il nobiluomo Belisario Bulgarini, peraltro Provveditore della magistratura della Biccherna. Il suo intervento ha effetto e nella notte (l’elemento notturno fa parte integrante di ogni storia di intrigo e non può mancare nemmeno in quest’occasione), su suo ordine, i birri si presentano nella stalla della Tartuca e impongono di restituire il cavallo “rubato” per prendere invece il brocco che era toccato alla Contrada. Va da sé che l’Istrice vince (come in effetti accade) il Palio.

Per ovviare a inconvenienti di questo tipo, recita ancora il narrato popolare, da questo momento viene deciso che l’assegnazione dei cavalli si farà esclusivamente nella Piazza del Campo davanti all’ufficio della Biccherna. In realtà, l’episodio è palesemente frutto di un gusto popolare che impreziosisce di aneddoti eccitanti la storia paliesca: alla tratta del luglio 1766, secondo altre testimonianze, Tartuca e Istrice non ebbero affatto i cavalli per ultime, perché la Tartuca lo ebbe all’inizio dell’assegnazione e l’Istrice quasi a conclusione di essa.

Non solo. La stessa vicenda risulta presente in un’altra storia, ma collocata nella cronaca della Carriera di agosto del 1785, ed ha come protagonisti, ancora una volta, l’Istrice come parte lesa e, invece, il barbaresco del Nicchio nella parte del ladro. In realtà, la decisione di spostare la tratta dallo scomodo e lontano piazzale fuori porta Camollia alla più agevole sede della Piazza del Campo è sicuramente precedente di alcuni anni rispetto allo stesso 1766. È possibile che tutto l’impianto leggendario si sia innestato su un episodio riportato come accaduto, anche se con uno svolgimento meno pittoresco, nel 1733.

In occasione, infatti, della tratta del Palio d’agosto, sembra che per un errore di segnatura venga dato al Bruco il cavallo sbagliato. Accortisi dell’errore, gli ufficiali preposti avrebbero richiamato indietro tutte le Contrade ed annullato l’assegnazione dei barberi per ripetere daccapo la procedura.

Per saperne di più: Duccio Balestracci, “Il Palio di Siena. Una festa italiana” Laterza 2019