Mamma mia che impressione! Era un film di Roberto Savarese del 1951 con Alberto Sordi. Ma – almeno il titolo – si è ripresentato alla mente la mattina del 29, al momento della assegnazione dei cavalli.
Raramente, come questa volta, abbiamo assistito ad una tratta così moscia e silenziosa: tranne la Lupa, che ha avuto il cavallo per ultima e che ha esultato perché Preziosa Penelope è accreditata come il miglior soggetto del lotto, praticamente nessun’altra, o quasi, ha esultato o smadonnato. Il quadro dei soggetti scelti, infatti, non ha consentito a pressoché nessuna contrada di esprimere speranza o rabbia al momento della assegnazione: cavalli sconosciuti o con precedenti poco significativi (Porto Alabe e Mocambo); che solo gli addetti ai lavori sanno se valgono e quanto valgono. Per i contradaioli, mistero totale. Giusto il rituale “Si sa che ‘un lo volete” dietro al cavallo su per San Martino prima di uscire di Piazza. Per il resto, incertezza e perplessità che non hanno potuto dissiparsi nemmeno durante le batterie di selezione, dalle quali bravo chi ha capito qualcosa (anche grazie a mosse che hanno lasciato parecchio a desiderare: sarà bene che il nuovo mossiere prenda alla svelta un po’ più di confidenza con i tempi della mossa).
Del resto, non ci si poteva aspettare troppo di diverso dal quadro dei soggetti presentati alla tratta, pochi dei quali già visti e, fra questi ultimi, rigorosamente mandato a casa chi aveva avuto l’infelice idea di aver già vinto un palio.
E va bene: livelliamo. E va bene (no, non va bene per niente!): livelliamo in basso, ma questa pratica (funzionale, certo alle strategie delle capitanerie e ai giochi di bussolotto delle scuderie) finisce per mortificare un aspetto bello del rito. La sorte gioca un ruolo fondamentale, nel Palio, lo sappiamo. Ma la sorte deve anche poter essere decodificabile: magari in maniera fallace, ci mancherebbe; magari saltando ed esultando per un soggetto accreditato che, poi, mancherà vistosamente l’obiettivo della vittoria; magari disperandoci per una “brenna” che poi darà la polvere agli altri. Ma la mattina della tratta deve essere (come sempre è stata) un momento in cui si gioisce o ci si dispera: perché ci è venuto il “bombolone” o perché ci è toccata la “brenna”. Ma così, che senso ha? Quali erano i “bomboloni” alla tratta del 29? e quali le “brenne”? Categorie sparite, gli uni e le altre. Così, la tratta triste ha visto almeno otto o nove contrade uscire di Piazza né felici, né tristi, ma soltanto perplesse.
Ecco, ci mancava giusto la perplessità eretta a metodo per annacquare ulteriormente la già annacquata (da mille regole, sanzioni, minacce e timori) versione attuale del Palio. Tutto rimandato: alla sera del 2, quando, ex post, dopo la carriera, ci sarà chiaro chi avrebbe avuto ragione a esultare e chi avrebbe fatto meglio a prendersela con la sorte. Il gioco era diverso, una volta. Sinceramente, ci piaceva di più.
Per la cronaca, ecco l’assegnazione:
Bruco – Reynard King
Lupa – Preziosa Penelope
Drago – Phatos de Ozieri
Giraffa – Sarbana
Chiocciola – Raktou
Aquila – Renalzos
Istrice – Smeraldo Nulese
Tartuca – Mocambo
Oca – Porto Alabe
Nicchio – Quadrivia
Duccio Balestracci