” Ci sono persone che vedono l’Assunta e persone che non la vedono mai. Tra noi senesi oggi, con questo Drappellone, la vedremo tutti “. Ha citato l’opera di Carmelo Bene, Nostra signora dei Turchi, il sindaco De Mossi per commentare il Palio di Milo Manara. La Madonna raffigurata dal celebre fumettista è stata accolta da un applauso che non sembrava avere fine. L ‘artista ha colto pienamente l’essenza di Siena e del suo Palio riportandola in un’opera dalla potente comunicazione visiva. “Quest’ autore ha voluto fortemente dipingere il nostro Drappellone – continua De Mossi-. Manara si è imposto una cifra stilistica che richiama i colori della tradizione pittorica italiana. Nel momento in cui noi siamo cui ad ammirare il Palio ci riconosciamo una storia fatta di piccole cose come le sue donne sensuali ma, allo stesso tempo, sublimate e ascendenti verso il divino”.
Il volto dai lineamenti perfetti richiama Ipazia, il personaggio femminile che racchiude in sé bellezza, candore e forza, e che compare nel suo secondo volume dedicato alla vita di Caravaggio, già grande successo editoriale come tutti i suoi lavori. La figura della Vergine, che omaggia, nei colori, l’Assunta di Tiziano, occupa metà della seta, porta una veste rossa che sfuma nell’arancio e un grande mantello azzurro che, come animato da una folata di vento, si solleva per delineare un frammento della volta celeste. Pura immagine immersa in uno sfondo di luce chiara che irretisce lo spettatore, catturato da quella felicità creativa alla quale il Maestro ci ha abituato, senza finire mai di stupirci. Il movimento e la postura delle mani è semplicemente incantevole. La destra, con il palmo rivolto verso l’alto è un chiaro messaggio simbolico che rimanda al mistero dell’Opera divina, che vede la Madonna generare il figlio di Dio nel candore. La mano sinistra, invece, sfiora un magnifico destriero bianco, simbolo del Palio. Un accenno di tenera carezza verso l’unico vero protagonista della corsa che, al contempo, rappresenta l’intera collettività senese e la forza della sua identità. “Con questo Drappellone Manara va ben oltre – spiega Daniele Magrini, colui che ha presentato l’opera-. Ci trascina dentro una bellezza assoluta, tanta è la potenza figurativa della sua Madonna Assunta, dal volto di giovane donna dei nostri giorni, nell’alto dei cieli insieme a un meraviglioso cavallo. E questo solo a Siena, dove il cavallo è sacro, poteva accadere, in un Cencio che già fa storia perché Manara non è certo abituato a dipingere Madonne. Ma in questo drappellone, lo fa con amore e rispetto, tenendo in gran conto la prospettiva visuale di chi lo guardi”.
Bellezza, candore e forza. Le forme che scaturiscono dalla sua tavolozza cromatica sono pura emozione, sembrano danzare sulla seta mentre riempiono i vuoti della trama. Una sintesi dinamica e lirica che ritroviamo anche nell’originale rappresentazione dell’araldica contradaiola. Gli stemmi, in oro, corrono lungo il Drappellone sollevando polvere di stelle.
Quando prende parola il maestro dentro il Cortile del Podestà riecheggiano nuovamente gli applausi di chi è testimone della bellezza del suo Cencio. “Il peggio è passato – dice scherzando il pittore nel suo incipit-. Penso che sia andato tutto bene. Magari qualcuno si aspettava qualche accenno di scandalo, è vero io sono abituato a seguire stilisticamente altri percorsi. Mi ricordo che nel Salento c’erà un giovane parroco che un giorno mi disse : ‘Milo sei come il National Geoghraphic, mi fai vedere posti meravigliosi dove non potrei mai andare’. Non ci sono contraddizioni tra l’amore sacro e profano e tra il nudo e il sacro. Io però non ho mai voluto valicare un certo limite. Quello che scandalizza di più oggi è il rispetto e io ho voluto rappresentarlo”.
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