Ho commesso il peccato. E l’ho anche reiterato tante volte. Sono passati tanti anni, ma sinceramente non me ne sono mai pentito: ho portato turisti al Palio di Siena.
In maniera regolare, ero socio e presidente di un tour operator, e anche io ho offerto ad italiani e stranieri la possibilità di conoscere il Palio più da vicino.
E’ una cosa molto semplice: si prenota un albergo o molto più spesso un agriturismo (un po’ perché a Siena era molto difficile trovare posto, non era ancora nata la moda dei bed&breakfast, un po’ perché per molti la vacanza in Toscana è tale soltanto se possono stare in campagna e non in città); si chiede a qualche amico il favore di procurarsi le tessere per la cena della prova generale; si va dai palcaioli e si comprano i biglietti per assistere alla corsa; si confeziona il tutto in un pacchetto di vari giorni, che spesso comprende anche altre cose, come visite ai musei, cene tipiche, degustazioni di vino e magari assistere in piazza alla prova generale.
E si affidano i turisti, dalla coppia al piccolo gruppo, alle mani di una guida turistica senese, capace di descrivere loro – per quello che è possibile – quello che vedono.
Dico descrivere e non capire, perché ovviamente capire il Palio è impossibile e nessuno ci prova.
Più semplice a farsi che a dirsi. In tanti anni, ovviamente, mi è capitato di tutto: persone che sono rimaste entusiaste e persone che sono rimaste deluse, chi è stato portato via praticamente “a braccia” dalla cena della prova generale per aver ampiamente superato i limiti alcolometrici e chi è tornato altre volte a Siena da solo per approfondire la conoscenza del Palio; chi ha saputo capire al volo elementi importanti e chi ha scosso continuamente la testa, mormorando che i senesi sono soltanto dei pazzi.
Ad essere sincero, è nato anche qualche amore non effimero.
Per fortuna, non sono mai capitati “incidenti” particolari. Le contrade ci hanno accolto nella maniera giusta, ovvero con cortesia distratta, come di chi sta giustamente pensando ad altre cose, ma non vuole fare brutte figure con i “forestieri” e non vuole intralci.
E da parte nostra abbiamo sempre detto ai turisti che bisognava rispettare le cose che non si conoscono e non si capiscono, affidandosi ai consigli di chi li stava guidando: ma è una regola che vale sempre, mica solo attorno a Piazza del Campo.
Poi qualche turista ha fatto qualche battuta fuori posto, ma nulla di grave.
Proprio perché ho esperienza diretta, lo voglio dire: non è vero che bisogna fare una testa così ai turisti su quello che è stato ed è il Palio e quello che rappresenta per i senesi.
Non c’è bisogno di farli studiare nessun libro di storia o di costume prima di mettere piede dentro le mura. Perché non è necessario, non è quello lo scopo della loro visita e non è quello che interessa.
Sono turisti, vogliono provare un’esperienza del Palio che da soli non sarebbero capaci di vivere. E sperano di tornare a casa con gli occhi pieni di emozioni e di una città che non dimenticheranno mai. Tutto qui.
Roberto Guiggiani
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