Intanto per questo vero nome di battaglia, impensabile oggi, visto che i nostri attuali eroi amano i nomi dolci, simpatici e accattivanti. Noi siamo dalla parte di Cicciolesso e soprattutto di quella mente geniale che così lo battezzò. Cicciolesso, al secolo Luigi Brandani, ha corso ben ventotto carriere e ne ha vinte quattro. Qualcuno potrà pensare che è famoso per questo o per appartenere ad una famiglia che ha dato alla piazza molti protagonisti. Niente affatto.
Cicciolesso sarà ricordato per un gesto così eclatante che, se compiuto oggi, darebbe vita ad una serie polemiche e di conseguenze che non basterebbero dieci inverni. Il Palio a cui ci riferiamo è quello dell’agosto del 1814. Il nostro eroe Cicciolesso correva per il Nicchio e l’ordine che aveva avuto era perentorio, quello di far perdere in tutti modi l’Oca. Dopo la partenza, non sapendosi più cosa inventare per fermare in modo definitivo Fontebranda, il Brandani durante il secondo giro si avvicinò al cavallo dell’avversaria e saltò dal suo a quello dell’Oca, che ebbe quindi per tutto il terzo giro due fantini.
Immaginatevi la piazza e soprattutto immaginatevi i contradaioli di Fontebranda nel vedere il loro fantino, il Piaccina, a cavallo assieme al “circense” Cicciolesso. A questo aggiungiamoci il non di poco fatto che la corsa fu vinta dalla rivale Torre con il fantino Ciccina, altro nome di battaglia da non trascurare. Come se non bastasse la lotta al canape fra Tartuca e Chiocciola determinò un dopo palio che non finì nelle ore successive come spesso accade: la mattina seguente i tartuchini bruciarono l’arme della Chiocciola, allora Contrada aggregata, e suonarono a lungo le campane a morto in segno di nuovo corso dei rapporti fra i due rioni.
E il nostro Cicciolesso? Purtroppo per lui fu preso a fine corsa dagli ocaioli i quali, con le buone maniere che si adoperano in certe speciali occasioni, gli spiegarono che quello che aveva fatto non era stato molto gradito. Cicciolesso, state tranquilli, correrà ancora per molto tempo dopo quella carriera burrascosa, vincendo in altre tre occasioni. Però c’è da sottolineare il fatto che da quel 1814 riapparve in piazza nell’agosto del 1823. Ma nel Palio tutto passa per motivi di alta strategia: un anno dopo montò addirittura nell’Oca dove, guarda caso, vinse. Sicuramente qualche ocaiolo più anziano ricordava ancora quel giro “a due” su un solo cavallo. Ma con la vittoria tutto si dimentica.
Viva Cicciolesso e viva i soprannomi di una volta.
Massimo Biliorsi